La strada verso ciò che è sublime è lunga e frastagliata, passa da tante cose, da momenti, da scelte, da volti e idee. Quella dei Bludeepa, band romana nata alla fine degli anni Novanta, è una strada che attraversa più epoche, un sentiero ricco di incontri, esperienze, cambiamenti più o meno attesi, sempre con la musica a fare da stella polare. Una musica che, sin dall’inizio, risponde a una concezione precisa, irrinunciabile, che mette al centro la voglia di innovare, sperimentare, scoprire territori nei quali i generi possano mischiarsi dando luogo a qualcosa di sublime, appunto.

L’ultimo album dei Bludeepa, intitolato “Tat tvam asi”, è esattamente il compimento di questo schema ambizioso. Un disco realizzato lungo cinque anni: quello che era un Ep è stato lasciato aperto, come un quaderno nel quale annotare tutto quello che nel frattempo accadeva, il vissuto, le emozioni, i fallimenti. Una evoluzione che riflette ciò che ciascuno vive nel tempo, soprattutto in un’epoca caotica come la nostra, nella quale tutto si consuma con straordinaria rapidità. “Tat tvam asi” (Tu sei questo) prende il nome da un mantra in sanscrito che conduce alla dimensione complessiva del sé, all’essenza che si riflette in ogni momento o fatto dalla vita.

Una produzione corposa, con undici tracce lunghe e potenti, nelle quali l’elettronica, sapientemente maneggiata, si sposa con un universo variopinto di generi: dallo shoegaze all’indietronica dei primi anni 2000, dalla IDM al post rock, dall’alternative rock più moderno alle sonorità più legate al rock e prog-rock dei decenni passati. Impossibile definire un cliché musicale con i Bludeepa, perché ogni traccia è un’opera a sé, un viaggio dentro tanti suoni, attraverso i quali riaccendere la memoria di un passato musicalmente grandioso, per poi riportarlo al presente e declinarlo al futuro.

Un continuum temporale perfettamente coerente con ciò che raccontano i testi, nei quali l’amore scorre in tutte le sue forme, da quelle più allegre e passionali a quelle più cupe e distruttive, fino a trovare la sua dimensione più essenziale e semplice, laddove la bellezza emerge e chiude il cerchio e il disco. Quello dei Bludeepa (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione musicale) è davvero un ottimo lavoro, una grande opera sperimentale, un disegno di musica e di vita che avvolge e coinvolge. Ci sono voluti 5 anni, ma ne è valsa la pena.

Redazione -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Tat tvam asi”