Il lavoro del restauratore è molto delicato e di grande responsabilità. In Italia abbiamo delle istituzioni di grande pregio come l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma e l’Opificio delle pietre dure di Firenze. Queste istituzioni basano la loro attività su regole ferree dettate da grandi teorici come Cesare Brandi e Giulio Carlo Argan, basate sul rispetto assoluto dell’immagine e sul minimo intervento.

Ultimamente, in Italia se ne è sentito parlare poco, in Spagna c’è stato il caso di un restauro andato molto male che ha riportato in auge il dibattito su chi deve realizzare gli interventi sulle opere d’arte. Un collezionista privato ha affidato a un sedicente restauratore la copia, per fortuna si trattava di una copia, dell’Immacolata Concezione di Murillo, pagando 1200 euro.

Sfortunatamente l’eccessiva pulitura ha portato alla cancellazione di buona parte dell’opera che, dopo un intervento ricostruttivo del “restauratore”, è divenuta una parodia di se stessa (come mostrato da The Guardian). Il caso ricorda un altro episodio ben più grave che ha trasformato la testa di un Cristo (Ecce Homo) affrescata su una parete del Santuario de Misericordia di Borja, sempre in Spagna, in una testa di “scimmia”. Ci sono diversi altri casi in Spagna di interventi affidati a persone che non hanno le competenze per affrontare il restauro: statue, architetture, quadri.

Questi eventi portano ad affermare che è necessario realizzare un sistema di formazione europeo con regole comuni, un “ordine dei restauratori” a cui pubblico e privato possano accedere senza incorrere in problemi di questo genere. Insomma, un sistema che permetta di regolamentare una volta per tutte questo settore e che consenta di affidare ai posteri opere i cui restauri siano ben eseguiti e ben documentati.

Angelo De Grande -ilmegafono.org