Oltre che uno dei più grandi uomini della storia del nostro Paese, Giovanni Falcone è sempre stato un visionario: uno di quegli uomini capaci di trascendere il proprio tempo essendo in grado di misurare rischi e opportunità che si manifesteranno nel futuro. Fin dagli anni ‘80, il magistrato aveva infatti previsto l’espansione della criminalità organizzata a livello globale, intuendo i pericoli e le opportunità di un fenomeno che allora era ancora molto acerbo: quello della globalizzazione. La mafia ormai è un fenomeno mondiale e lo era già nel 2000 quando, sotto l’egida di 190 paesi dell’Onu, è nata la “Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale”, altrimenti nota come Convenzione di Palermo.

Il mese scorso, a 20 anni dalla costituzione di questo organismo, è stata approvata la “Risoluzione Falcone” che introduce alcuni validi strumenti già adottati in Italia e altri che si fondano principalmente sulla cooperazione internazionale. Tra i primi ritroviamo misure di tipo patrimoniale nei confronti dei clan, un chiaro riferimento alla legge in vigore in Italia dal 1996 sulla confisca e la riqualifica dei beni delle mafie, la cui adozione, ci si augura, sarà presto estesa a tutti i 190 paesi firmatari della Convenzione di Palermo. Tra le novità troviamo anche l’invito a creare dei corpi investigativi transnazionali e l’idea di fare ricorso alle tecnologie più moderne per il contrasto del crimine che analogamente si sta adattando ai tempi moderni.

È infatti sempre prevista dalla “risoluzione Falcone” l’estensione della Convenzione di Palermo anche a reati moderni che ancora non sono stati disciplinati dal diritto internazionale, come il cybercrime e i reati di stampo ambientale. Su questi ultimi è in grave ritardo anche l’Italia e su questo lassismo istituzionale le mafie prosperano. La risoluzione è stata proposta dalla delegazione italiana, formata tra gli altri dal ministro della Giustizia, Bonafede, e votata all’unanimità da tutti gli stati membri della Convenzione di Palermo. A sostegno di questa proposta sono anche intervenute alcune ONG italiane, come la Fondazione Giovanni Falcone, il Centro Pio La Torre e Libera, oltre ad altre figure istituzionali di spicco come il procuratore nazionale antimafia, Cafiero de Raho, e il capo della polizia, Gabrielli.

Insomma per molti versi il nostro Paese ha fatto da apripista nella lotta al crimine, e la comunità internazionale si è impegnata ad adeguare la lotta al crimine, oltre che ai nostri standard, a quelli che sono i tempi attuali, nei quali il pericolo è globale sotto ogni punto di vista. E se è più difficile circoscrivere ed individuare le mafie su una scala così grande, è ancora una volta il genio visionario di Falcone che indica la strada, ancora oggi più attuale che mai: “seguire il denaro”. Persino l’attuazione di tecniche investigative introdotte dal magistrato (e ampliate dalla tecnologia attuale) è prevista dalla risoluzione di cui oggi prende il nome. Un caso unico nella storia di questa Convenzione, unico come il contributo dato da quest’uomo all’Italia e al mondo. Sono passati quasi 30 anni da quel maledetto giorno a Capaci, Giovanni Falcone non l’avete ucciso, non ci riuscirete mai.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org