È stato presentato, il 16 novembre, il Rapporto Ecomafia 2021, l’indagine di Legambiente che denuncia le illegalità ambientali in Italia. Anche quest’anno, emerge una situazione allarmante, aggravata ulteriormente dall’esplosione della pandemia. Malgrado il lockdown totale e le varie chiusure, la criminalità ambientale non si ferma, né trova momenti di pausa. Come riporta Legambiente, lo scorso anno, nonostante la flessione dei controlli effettuati (-17%), “sono 34.867 i reati ambientali accertati (+0,6% rispetto al 2019), alla media di oltre 95 reati al giorno, 4 ogni ora. Aumentano le persone denunciate: 33.620 (+12% rispetto al 2019), le ordinanze di custodia cautelare eseguite 329 (+14,2%), i sequestri effettuati 11.427 (+25,4%)”. Cresce l’impatto nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa (46,6% del totale). La classifica delle regioni più colpite dalle ecomafie e dagli illeciti ambientali vede in testa la Campania, seguita da Sicilia, Puglia e Lazio, con quest’ultimo che, con 3.082 reati e un incremento del 14,5% sul 2019, supera la Calabria.

La Lombardia resta la regione con il maggior numero di arresti. Preoccupa anche il numero dei comuni commissariati per ecomafia sino a oggi: sono ben 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021. Situazione particolarmente grave, poi, è quella che coinvolge boschi e fauna: sono stati infatti 4.233 i reati relativi agli incendi boschivi (+8,1%), ben 8.193 quelli contro gli animali, poco meno di uno ogni ora. “Da soli – si legge nel comunicato di Legambiente – i reati contro la fauna rappresentano il 23,5% del totale dei reati ambientali, con 6.792 persone denunciate, oltre 18 al giorno, 5.327 sequestri effettuati e 33 arresti. Numeri sicuramente in difetto rispetto alla realtà, sia per l’esiguità dei controlli effettivi (principalmente nelle aree interne e naturali), sia, soprattutto, per la scarsa efficacia del sistema sanzionatorio, ancora privo di delitti adeguati alla gravità dei fatti”.

Un calo si registra, invece, negli illeciti, ma aumentano gli arresti (+15,2%) legati al ciclo dei rifiuti e le denunce legate al ciclo del cemento (+23,1%). Dati non confortanti nemmeno sul fronte dell’abbattimento degli abusi edilizi, visto che dal 2004 a oggi sono state emesse 57.250 ordinanze di demolizione, ma ne sono state eseguite solo il 32,9%. La Puglia ha il record negativo con il 4%. Un dato incoraggiante arriva invece dal contrasto alle archeomafie, dove aumentano i controlli (+32%) e diminuiscono i furti (-18%), le persone denunciate e gli arresti. “Il Lazio – si legge -, con il 14,7% del totale nazionale, è la regione dove si registra il maggior numero di furti, seguita da Puglia (11,6%), Toscana (10,6%) e Campania, con il 9%”.

Per quel che concerne l’agromafia, si registra una riduzione dei reati e degli illeciti amministrativi (-37%), dovuta però anche alla diminuzione dei controlli sul campo, a causa della pandemia. Tuttavia, il settore ha il primato assoluto “per numero di infrazioni accertate relativo alle importazioni di prodotti alimentari, ben 8.786, seguito da quello sui prodotti ittici in generale (6.844 reati commessi), che è anche quello dove è stato svolto il maggior numero di controlli, con oltre 106mila ispezioni”. Inoltre, nel 2020, sono stati accertati 293 reati di caporalato, ossia 0,80 al giorno, sabato e domenica compresi. Sono state 254 le denunce penali e amministrative presentate e 43 gli arresti.

Altro tema è quello degli shopper fuori legge: nel 2020, secondo i dati dell’Osservatorio di Assobioplastiche, un quarto delle borse di plastica consumate in Italia non sarebbero ancora a norma. Lo scorso anno, sono state sequestrate più di 15 tonnellate di shopper prodotti con materiali non conformi alla legge. Infine, continua “il commercio illegale dei cosiddetti F-gas, ossia i gas refrigeranti più utilizzati nel mercato, non pericolosi per l’ozono come i gas Cfc, da tempo ormai al bando, ma lo stesso dannosi per il loro effetto serra”. Solo in due operazioni, svolte entrambe nel mese di febbraio 2021, “sono state intercettate oltre 14,5 tonnellate di F-gas provenienti dalla Turchia ma prodotti in Cina. Secondo gli investigatori, l’Italia sarebbe al centro dei flussi illegali di gas refrigeranti introdotti in Europa, provenienti soprattutto dai corridoi dell’Est”.

“I dati del Rapporto Ecomafia – dichiara Enrico Fontana, responsabile osservatorio ambiente e legalità di Legambiente – confermano l’urgenza di completare il quadro normativo a tutela dello straordinario patrimonio ambientale e culturale del nostro Paese, della salute dei cittadini e della buona economia e di rimediare quanto prima a due errori: quello commesso dal governo e dal Parlamento nell’approvazione della riforma del Codice penale, avvenuta a settembre del 2021, a causa della quale, nonostante i forti appelli lanciati a più riprese da Legambiente, Libera, WWF, Greenpeace e Focsiv, scatterà la tagliola dell’improcedibilità per i delitti contro l’ambiente, per i quali deve invece essere garantito tutto il tempo necessario per fare giustizia; l’interpretazione restrittiva da parte del ministero dell’Interno della norma che introduce il potere sostitutivo dei prefetti di fronte all’inadempienza dei comuni, che emettono ma non eseguono ordinanze di demolizione di immobili abusivi, la cui applicazione riguarderebbe solo le ordinanze di demolizione emesse dopo l’approvazione della legge 120/2020, il cosiddetto decreto Semplificazioni entrato in vigore il 15 settembre del 2020”.

Legambiente, pertanto, attraverso il suo Rapporto Ecomafia 2021 presenta dieci proposte, chiedendo, tra le altre cose, “di inserire, come primo provvedimento utile, i delitti ambientali previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta l’improcedibilità; approvare delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico”. Chiede, inoltre, di introdurre “nel Codice penale i delitti contro gli animali; di ripristinare, se necessario con una modifica legislativa, la corretta attuazione da parte delle prefetture di quanto previsto dall’articolo 10-bis della legge 120/2020, che ne stabilisce il potere sostitutivo in tutti i casi, anche antecedenti all’approvazione della norma, di mancata esecuzione da parte dei comuni delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi”.

E ancora: “ Inasprire le sanzioni previste contro i traffici illegali di rifiuti; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente; garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel Registro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria in qualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari”. La strada da fare è ancora lunga, ma con l’adozione di queste proposte e degli strumenti che richiedono, la lotta all’ecomafia può portare risultati importanti. Non c’è tempo da perdere.

Redazione -ilmegafono.org