Le sale di Palazzo Branciforte a Palermo, dall’8 ottobre 2023 al 12 gennaio 2024, ospitano una delle più interessanti mostre al momento in Sicilia: l’installazione sonora con proiezione intitolata “You Whom I Could Not Save” (Tu che io non ho potuto salvare), opera che dà il titolo a tutta la personale di William Kentridge. L’artista sudafricano, nato a Johannesburg nel 1955, è uno dei maggiori maestri contemporanei, le sue opere si muovono tra un immaginario fantastico e uno più storico-politico e sono la rappresentazione di un universo complesso nel quale trovano spazio elementi onirici, personaggi famosi, simboli e riferimenti storici che inducono a riflettere sulla condizione dell’uomo, sul colonialismo, sullo sfruttamento, sul capitalismo. La mostra in corso a Palermo è stata appositamente creata per Palazzo Branciforte dallo stesso artista, che aveva visitato l’edificio nel 2017 trovando nel suo allestimento stimoli e intuizioni per una esposizione che attraversasse la sua intera espressione artistica.

Dalla pittura fumettistica al teatro, dalla musica alla tessitura e alla scultura, in una successione di percorsi in cui le collezioni permanenti del palazzo devono poter interagire con le installazioni e le opere dell’artista. Il progetto, arenatosi per via della pandemia, è stato ripreso nel 2022 e presentato al pubblico lo scorso ottobre. La mostra si sviluppa in diversi ambienti. Al piano terra, nella sala che ospita le collezioni archeologiche e le maioliche, sono esposti cinque arazzi tessuti in lana mohair, su disegno di Kentridge, da artigiani locali nei suoi laboratori a Johannesburg. Sono rappresentazioni di carte geografiche, smontate e poi ricomposte, che fanno riferimento all’epoca dell’Europa del colonialismo sulle quali vengono raffigurate delle figure ibride che diventano strumenti per raccontare il passaggio dell’uomo e la migrazione come fenomeno capace di cambiare il corso della storia, e per polemizzare con i governi che tracciano a tavolino confini facendo sorgere conflitti.

Al primo piano, nelle sale che custodiscono le collezioni filateliche e numismatiche, sono esposti 16 disegni inediti realizzati su fogli originali di un libro contabile siciliano della prima metà del 1800. Una scelta che rappresenta la ricerca profonda che contraddistingue l’artista che, in quella carta, oltre ad aver trovato la porosità e la consistenza ideali ad accogliere i suoi disegni realizzati con tecniche miste (carboncino, collage, china e acquerello), a livello contenutistico avrebbe anche individuato legami con la storia stessa del palazzo che nell’Ottocento accumulava beni ceduti per il prestito su pegno di biancheria, prevalentemente tessuti in seta e lana e oggetti di rame o bronzo. I fogli (sfusi) del registro contabile, organizzato per tabelle scandite dalle voci “Avere” e “Dare”, diventano così sfondo dei paesaggi della sua amata Johannesburg, di caroselli di figure ibride, omini danzanti, forme geometriche, scritte, le tanto amate caffettiere e i volti di personaggi famosi come Frida Kahlo, Paolina Bonaparte.

Sempre al primo piano, attraversando la sala lettura della storica Biblioteca sul cui soffitto spicca un meraviglioso affresco realizzato nel 2010 da Ignazio Moncada di Paternò, si accede al Monte dei Pegni di Santa Rosalia, che ospita l’esposizione permanente della Collezione “Giacomo Cuticchio Pupi Siciliani”. In questo spazio, raro esempio di architettura lignea restaurato nel rispetto della composizione originaria del 1848, l’artista ha avuto l’impressione di trovarsi all’interno del ventre di una grande nave e da questa suggestione è nata l’installazione sonora che dà il titolo alla mostra. Il percorso lungo questa sala è segnato da otto grandi megafoni, elementi tanto cari all’artista e da lui definiti “oggetto di diffusione orizzontale delle idee e delle proteste”, a cui sono affidate sette voci soliste magistralmente armonizzate tra loro mentre recitano dei versi in lingua Nguni.

Il coro di voci, sulle note delle musiche composte da Nhlanhla Mahlangu e dirette da Tlale Makhene, e le sculture in bronzo e in bronzo dipinto esposte sulle scaffalature lignee che un tempo erano occupate dai tessuti di seta e lana lasciati al Monte di pietà, ci accompagnano alla visione della proiezione del video “You Whom I Could Not Save”, in cui gli stessi versi sono riportati sullo schermo in lingua inglese. Qui, come in una successione di cieli che mutano, dove il blu domina e avvolge, compaiono le scritte che compongono i versi della poesia e le stesse figure di ibridi già viste nei disegni precedenti.

Figure che vengono man mano inghiottite da questo cielo che si trasforma in flutti e che rappresenta il canto di un sopravvissuto a un compagno che non ce l’ha fatta, colui non è stato possibile salvare. Segue poi un secondo video dal titolo “Sibyl”, tratto dall’opera teatrale “Waiting for the Sibyl” del 2020, in cui l’artista rievoca la figura della Sibilla, la sacerdotessa citata anche da Dante che, interrogata, trascriveva gli oracoli su foglie di quercia. Nel video “Sibyl”, riadattato per questa occasione in una nuova registrazione sonora, una sequenza di disegni a inchiostro o carboncino animano le pagine sfogliate di un libro animato (flipbook), dove la Sibilla contemporanea è immaginata come una danzatrice africana che, muovendosi tra alberi, foglie, oggetti animati, forme geometriche colorate e figure in trasformazione, ci accompagna in una riflessione generale sul nostro futuro e sulle nostre aspettative.

Una mostra davvero intensa che ripercorre tutti gli elementi caratterizzanti l’opera di William Kentridge: cinema, letteratura, arte visiva, teatro, ma anche questioni sociali, storiche e politiche, in un allestimento raffinato che si combina in modo perfetto alle installazioni permanenti di Palazzo Branciforte. Ricordiamo che l’ingresso alla mostra – organizzata da Ruber.Contemporanea, sostenuta da Fondazione Sicilia, con il coordinamento di Sicily Art and Culture, ideata da Antonio Leone, direttore artistico di Ruber.Contemporanea e curata dalle storiche dell’arte Giulia Ingarao e Alessandra Buccheri – è consentito esclusivamente con visita guidata della durata di 45/50 minuti. 

Serena Gilè-ilmegafono.org