Lo smog è ormai una vera emergenza in Italia: i dati rilevati in questi ultimi 10 mesi non sono rassicuranti, i livelli di inquinamento vanno oltre le soglie limite, rischiando di peggiorare ulteriormente nei mesi invernali. Legambiente lancia l’allarme nel suo dossier “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero” (clicca qui per scaricarlo), un documento nell’ambito della campagna Clean Cities, che analizza la qualità dell’aria di 13 città italiane, focalizzandosi anche sulla questione mobilità, uno dei punti nevralgici dell’inquinamento atmosferico. Su 13 città, 3 hanno di gran lunga superato la soglia di 50 microgrammi al metro cubo al giorno, in un arco di tempo di 35 giorni: Torino, Milano e Padova sono oltre i limiti. I valori suggeriti dall’OMS non sono rispettati da nessuna delle città prese in analisi, per tutte le voci in questione, PM10, PM2.5 e NO2.

Il quadro ha assunto contorni preoccupanti: la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria guarderà molto da vicino gli standard dell’OMS, l’Italia rischia dunque multe salate e sanzioni, senza dimenticare gli effetti nocivi sulla salute dei cittadini. L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte in Europa. L’Agenzia Europea Ambiente riferisce che il 17% dei morti per inquinamento del continente è italiano, una cifra sulla quale c’è poco da commentare e molto su cui riflettere. L’Europa ah quindi fissato gli obiettivi per la neutralità climatica entro il 2050, per ridurre così le emissioni di gas serra del 55% rispetto al 2005 entro il 2030. All’Italia spetta il compito di accelerare il percorso di decarbonizzazione dei trasporti urbani, ancora la causa principale dell’inquinamento atmosferico delle città.

“Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, “È necessario agire – continua Zampetti – su due fronti distinti, ma complementari. Il primo riguarda la formulazione di misure di incentivo che favoriscano la scelta del trasporto pubblico locale e altre forme di mobilità sostenibile, nonché disincentivi all’utilizzo dell’auto privata. Il secondo è relativo alla formulazione di mobilità alternativa all’automobile. Necessaria, soprattutto, un’accelerazione negli investimenti a sostegno del Trasporto Pubblico Locale e delle infrastrutture, come tram e ferrovie urbane. Il nuovo governo ha dunque un importante sfida di fronte a sé: avviare la transizione green della mobilità del Paese, adottando le linee guida del Mims”.

“È stato un errore allentare le misure antinquinamento negli anni della pandemia. La ripartenza si preannuncia peggiore”, commenta Andrea Poggio, responsabile Mobilità di Legambiente. Il Report Mal’Aria contiene anche un focus sull’offerta del trasporto rapido e sugli investimenti previsti dal PNRR, analizzando 15 città italiane. Anche in questo caso, le reti urbane raggiungono a stento la sufficienza nei parametri presi in considerazione. Per ridurre le emissioni inquinanti o climalteranti, Legambiente propone i seguenti strumenti, come si legge sul sito ufficiale:

  • la riduzione dei limiti velocità nelle autostrade da 130 a 100 km/h. Una misura immediata che consentirebbe la riduzione sia delle emissioni di CO2 del 20% sia del NO2 del 40%;
  • il potenziamento dell’offerta di mobilità pubblica, anche e soprattutto del Trasporto Rapido di Massa. Il PNRR che si propone di realizzare oltre 200 km di rete di TRM – 11 km di metropolitane, 85 km di tram, 120 di filovie – è un inizio: per colmare il divario con il resto d’Europa, occorrono altri 200 km di metropolitane (o ferrovie urbane), 400 km di tram e altrettanti di filovie;
  • trasporto pubblico, condiviso e completamente elettrico; il potenziamento dei servizi di sharing mobility in tutte le aree metropolitane e nelle città con oltre 30.000 abitanti e servizi a chiamata per i comuni più piccoli; la diffusione delle nuove tecnologie digitali (dalla prenotazione elettronica ai primi di progetti di MaaS – Mobility a as Service);
  • l’implementazione delle Ztl (Zone a traffico limitato), ma soprattutto di Lez (Low emission zone) e Zez (Zero emission zone), seguendo il modello di Londra, Amsterdam, Parigi, Bruxelles o Anversa.

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