Non tutti gli asinelli ragliano; alcuni possono raccontare splendide ed inattese storie di speranza e riscatto. È quello che è successo, lo scorso 10 novembre, a Troina (in provincia di Enna). Nella centrale piazza Falcone e Borsellino, si è assistito ad una fortissima mobilitazione civica e associazionista, a quello che potrebbe per certi versi essere considerato un ridestarsi dell’antimafia siciliana, che ultimamente non vive un momento facilissimo. Ad attirare in piazza la parte migliore della Sicilia sono stati 100 asinelli, gli asinelli della legalità, i protagonisti inconsapevoli di una splendida iniziativa di lotta alla mafia concreta, fortemente voluta dall’attuale sindaco del comune siciliano: Sebastiano Fabio Venezia.

Prima del suo insediamento, nel 2013, le famiglie mafiose locali detenevano l’assoluto controllo delle zone boschive circostanti. Una egemonia che si traduceva in un business di grandissimo rilievo: i mafiosi, infatti, affittavano quei terreni per cifre irrisorie (a circa 12/20 euro per ettaro), per poi ottenere per questi “terreni agricoli svantaggiati” finanziamenti europei di gran lunga superiori a quanto da loro speso (parliamo di circa 300 euro per ettaro). Una volta eletto, Sebastiano Venezia ha tentato di strappare quelle terre al dominio mafioso non concedendole più a soggetti colpiti da interdittiva mafiosa. Purtroppo però, i boss, abituati a spadroneggiare nella zona, minacciavano i nuovi affittuari e li sabotavano lasciando scorrazzare nei terreni le loro mandrie selvatiche. Il progetto del sindaco per minare gli affari economici dei boss locali rischiava dunque di fallire.

A questo punto lo stesso Venezia ha pensato di affidare la gestione di quelle terre tanto contese ad una azienda pubblica: l’Azienda Speciale Silvo Pastorale di Troina, istituita nel 1963 per la conservazione e la valorizzazione del territorio boschivo. Il progetto del sindaco e dei due responsabili dell’azienda, Giovanni Ruberto e Angelo Impellizzeri, era quello di avviare un allevamento di razze autoctone ed in via di estinzione da destinare alla produzione di latte, all’escursionismo ed alla pet therapy. È stata così organizzata, pochi mesi fa, “legalità di razza”, una campagna di crowdfunding che permettesse di reperire i fondi necessari a realizzare un progetto tanto ambizioso. L’esperimento è riuscito: la campagna ha attirato 281 donatori per un totale di 20mila euro raccolti che hanno permesso l’acquisto di 100 asinelli ragusani, ai quali si sono aggiunti 20 asinelli sanfratelliani donati dalla Regione Sicilia.

“L’antimafia vera in Sicilia – hanno commentato in chiusura della raccolta fondi Ruberto ed Impellizzeri – riparte da un bosco incontaminato. E soprattutto trascina nel vortice della legalità le nuove generazioni, pronte a scappare con la valigia di cartone verso altre destinazioni”. Il fatto che la più grande azienda zootecnica pubblica d’Italia stia crescendo nelle terre un tempo sottoposte al giogo mafioso è comprensibilmente poco gradito ai clan locali. Così, nelle ultime settimane, sono stati sempre più frequenti i sabotaggi ai danni dell’azienda: recinzioni divelte con conseguente fuga di asinelli, tubature dell’acqua recise dolosamente, mandrie selvatiche nuovamente lasciate a scorrazzare impunemente. Questo ha incoraggiato l’organizzazione della manifestazione dello scorso 10 novembre, che è stata davvero molto partecipata e che ha visto la presenza del presidente della Commissione antimafia all’Ars, Claudio Fava.

Sono felice – ha dichiarato Fava – di vedere la parte buona della Sicilia oggi in questa splendida piazza. La vostra presenza è importante per far capire a chi non vuole farlo che certi tempi sono passati e non ritorneranno più”. “La grande mobilitazione della società civile – ha dichiarato a IlMegafono.org un soddisfatto sindaco Venezia – ridà forza e credibilità al movimento antimafia siciliano in un momento certamente difficile. Occorre uno sforzo corale per rifondare l’antimafia siciliana con atti concreti e al netto della ormai logora retorica delle mitizzazioni”. Si dice di solito che “il raglio di un asino non arrivi mai in cielo”, ma di sicuro quello di 100 asini è riuscito a zittire i soprusi mafiosi e a ridestare la Sicilia che lotta e che non cede a compromessi.

Anna Serrapelle-ilmegafono.org