Lo scorso anno, in pieno lockdown, un notiziario del mattino dava spazio alle immagini bellissime dell’opera di un artista fino a quel momento sconosciuto, almeno a chi scrive. Si trattava dell’opera “Beyond Crisis” che un giovane land artist, di nome Saype, di origini francesi, ma svizzero di adozione, aveva realizzato sulle colline svizzere. Era l’aprile del 2020, tutto il mondo aveva rallentato la sua corsa per effetto della pandemia e la sua opera era un invito alla speranza, a guardare oltre la crisi che ci aveva investito tutti e che, solo attraverso gli occhi spensierati dei più piccoli, poteva (e può ancora) rendersi più dolce. Quei 3.000 mq di prato dipinto con vernici completamente biodegradabili, la bellezza del paesaggio reso ancora più magico da un’opera d’arte dalle dimensioni monumentali, che al primo temporale probabilmente si sarebbe disciolta, mi hanno spinta a curiosare in rete per saperne di più.

Classe 1989, all’anagrafe Guillaume Legros, con una formazione da infermiere e una profondissima passione per l’arte, in particolare la Street Art e la Land Art di Christo, JR e Vihls, Saype è uno dei pionieri dei graffiti sull’erba. Coltiva la sua passione con la crescente convinzione che la funzione dell’arte sia quella di catturare l’attenzione delle persone e che ogni espressione artistica debba servire la causa umana. Aspetti che ritroviamo anche nella scelta del suo nome d’arte. Saype è generato infatti dalla contrazione di due parole inglesi “say” e “peace”, che in italiano si traducono con un invito: “dì pace”. Un invito a invocare la pace che rende più esplicita la natura sociale e benefica della sua arte.

Con le sue performance Saype vuole stupire, incuriosire, ma soprattutto rendere più sensibili verso quelle tematiche a cui negli anni lui stesso si è sempre più avvicinato, prima su tutti l’ecologia, il rispetto del pianeta e di ogni sua risorsa. Il suo obbiettivo è rendere le persone più consapevoli, rompendo il muro della rassegnazione che fa accettare tristemente un destino, che fa assistere impotenti a disastri ambientali, sociali e umani. Le sue opere vogliono lanciare messaggi di speranza e far comprendere che ogni giorno c’è tanto da fare e che ognuno può fare la sua parte.

Le sue prime opere risalgono al 2013 con la sperimentazione della pittura mista su plexiglass, ma le sue lunghe riflessioni sul rapporto fra uomo e natura, il crescente interesse verso l’ecologia e il rispetto dell’ambiente, lo incoraggiano a lasciare la Street Art per avvicinarsi alla Land Art. Per più di un anno studia la tecnica per “dipingere” il paesaggio e ricerca la combinazione giusta per una vernice completamente naturale. La miscela che perfeziona – a base di carbone di legno (per il nero), di gesso (per il bianco) e di caseina per fissare la pittura – è biodegradabile al 100%, non è pericolosa per niente e per nessuno, resistente alla pioggia (ma non alla neve e alle tempeste) e permette alle sue opere di vivere dai 14 ai 90 giorni (dipende dalla velocità di crescita dell’erba).

La scala monumentale che ha adottato per i suoi dipinti si combina con un’altra sua passione, quella per i droni. Poter osservare un’opera dall’alto la avvicina ancora di più al contesto che la accoglie, le rende un tutt’uno, aumenta l’impatto in chi la osserva. Per la realizzazione delle sue opere è seguito da un team, tutti amici di infanzia, che lo affiancano fin dall’inizio quando nel 2015, nelle Alpi francesi, realizza la prima pittura su erba del mondo. Da allora ogni sua performance è seguita con interesse.

Ma è nel 2016 che si accendono i riflettori sulla sua produzione, quando in soli cinque giorni ha letteralmente trasformato 10.000 mq di erba delle colline di Lesyn, nel cantone svizzero di Vaud, in un vero e proprio capolavoro. “Qu’est-ce qu’un grand homme?”, in Italia conosciuto come “Il pastore disteso” o “Il riposo del gigante”, è un affresco monumentale su erba che indaga il rapporto tra l’essere umano e la natura. Nel 2018 dedica a SOS Méditerranée una nuova performance nel parco “La Perle du Lac” di Ginevra. In “Message from Future”, 6.000 mq di prato raffigurano una bambina che lancia una barchetta di carta sul lago Lemano, l’artista ha dichiarato il suo sostegno all’ong che salva vite umane nel Mar Mediterraneo. L’impatto mediatico è altissimo, così come la ripercussione a livello politico, tanto da rappresentare per il giovane artista l’inizio di quello che può considerarsi al momento il suo progetto più ambizioso: “Beyond Walls”.

Nel 2019 convince il comune di Parigi a creare un affresco ai piedi della Tour Eiffel che trasmetta un messaggio di solidarietà. Due mani intrecciate, il simbolo identificativo per eccellenza del reciproco sostegno. Mani di tutte le età, etnie e genere, strette in una catena umana che, dalla prima performance parigina, nei 5 anni successivi toccherà 5 continenti e più di 20 città. In questi ultimi 2 anni, causa anche la pandemia, dopo la prima performance di Parigi sono seguiti solo 9 step: Andorra, Berlino, Ginevra, Ouagadougou, Yamoussoukro, Torino, Instanbul ed ultima, nel 2021, Cape Town. Ma altre città hanno già aderito al progetto e l’elenco continua ad allungarsi.

Con “Beyond Walls”, che significa letteralmente “oltre i muri”, Saype invita a superare ogni confine, ogni separazione e disuguaglianza nel rispetto delle differenze, senza cancellare la storia di ogni individuo, senza eliminare le caratteristiche sociali, geografiche, etniche. Ogni individuo si lega all’altro accettandolo, condividendo con fiducia l’atto di darsi aiuto reciproco, di sostenersi, sapendo che ad ognuno dovrebbero essere concessi gli stessi diritti, umani e civili.

Questo progetto parla di umanità, un’umanità plurale che riconosce le differenze, che le accetta, che non discrimina. Nel settembre di quest’anno, Saype ha lasciato nuovamente il segno dipingendo ben 11.000 mq di prato davanti alla sede delle Nazioni Unite a New York in occasione dell’Assemblea Generale in corso in quel periodo. Il dipinto, dal titolo “Work in progress II”, che segue il primo capitolo “Work in progress I”, realizzato nel 2020 al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, raffigura anche in questa occasione un bambino e una bambina che, giocando con gessetti e origami, costruiscono il loro mondo ideale con al centro una colomba, simbolo di pace. In lungo e in largo per il mondo, l’arte di Saype lascia segni che la natura cancella ma che la memoria registra per bellezza, per significato. I suoi social (Instagram) e il suo sito sono un archivio magico, un viaggio appassionante tra paesaggi naturali ed urbani che vale la pena esplorare. Se poi avete tempo, leggete anche le sue didascalie: il viaggio potrebbe farsi più entusiasmante.

Serena Gilè – ilmegafono.org