Tell Rifaat, nord-ovest della Siria, è qui che si è consumato nelle scorse ore quello che può essere a tutti gli effetti definito un infanticidio. Anche i peggiori degli orrori hanno dei nomi e con essi devono essere chiamati affinché siano riconosciuti per quello che sono. Nel pomeriggio del 2 dicembre, l’artiglieria turca ha bombardato il centro della città di Tell Rifaat, dove dei bambini erano intenti a giocare. Nove di loro sono morti, molti altri sono rimasti gravemente feriti. Bambini vittime due volte, la prima quando sono dovuti fuggire da Afrin nel marzo del 2017 e la seconda ora, in un luogo dove avevano cercato una forma di rifugio.

Una guerra, questa, senza tregua, dove ad essere colpiti maggiormente sono i civili. Una guerra non combattuta ad armi pari, dove il cielo si macchia di sangue innocente. Dalle foto (nella gallery una immagine volutamente sfocata di alcune delle vittime e quelle dei funerali) il dolore è dilaniante, squarcia in due il silenzio e le distanze. Infanzia deturpata, massacrata, rubata. Dei loro sogni, dei loro giochi non resta niente se non un mare di sangue. Quello della Turchia è un gioco sporco, di pari passo a quello fatto dalla Russia nelle zone di Idlib. Facce della stessa medaglia.

“Ogni giorno la Turchia prende di mira le città di Sahaaba per costringere i curdi e gli arabi locali a fuggire, anche se c’è una forte presenza russa a Tell Rifaat. La Russia bombarda Idleb e la Turchia si vendica prendendo di mira i curdi qui o chiedendo agli alleati facenti parte del braccio di Al Qaeda e ai ribelli della FEA di bombardare i civili ad Aleppo”: è quanto mi racconta un uomo fuggito da Afrin e ora rifugiato nell’area di Sahaaba. Uno scenario geopolitico che è a tutti gli effetti un cerchio della morte, dove le prospettive di pace e il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni di Ginevra si dissolvono nel nulla e restano speranze appese al vento.

Esseri umani braccati nella loro stessa quotidianità, in una morsa di violenza disumana e terrore, da Stati sovrani che si contendono pezzi di terra e gloria seminando morte. Mentre nel resto del mondo si accendono luci di Natale, qui luci e vite si spengono una ad una lasciando l’umanità al buio.

Rossella Assanti -ilmegafono.org