Continua la strategia bellica della Turchia che, negli scorsi giorni, ha attaccato la Regione del Kurdistan Iracheno, bombardando l’area del governatorato di Duhok. Il comandante delle guardie di frontiera nella provincia di Duhok ha comunicato a Kurdistan24 che “negli ultimi due giorni i bombardamenti si sono intensificati dal distretto di Zakho al confine fino al distretto di Amedi, con il pretesto di attaccare il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) in quei territori”.  “Questi attacchi – ha aggiunto – stanno causando gravi danni ai civili residenti nelle zone e stanno impedendo loro di lavorare e uscire poiché i cittadini hanno paura per la loro vita”. Il comandante ha inoltre precisato che la violenza della Turchia contro la Regione del Kurdistan ha “causato l’evacuazione di oltre 400 persone all’interno dei confini provinciali di Duhok”.

È la continua lotta tra PKK e Turchia e mettere perennemente a repentaglio i cittadini di zone neutrali. Difatti, i combattenti del PKK a volte entrano nei villaggi lungo il confine, attirando così il fuoco turco e mettendo a rischio la vita dei civili. Sarbast Akrawi, capo del sottodistretto di Kani Massi, fuori Zakho, ha riferito al media locale Shafaq News: “La linea elettrica che rifornisce quattro villaggi è stata interrotta lunedì sera a causa dei bombardamenti e l’amministrazione distrettuale, in collaborazione con il Dipartimento dell’elettricità, sta cercando di riparare questo danno da mercoledì mattina”. “Il villaggio di Kaseta – continua Akrawi – nella parte occidentale del distretto, è stato gravemente danneggiato, poiché i lunghi bombardamenti sono finiti troppo vicino alle case dei civili, rompendo finestre e porte in alcune case e causando uno stato di panico tra gli abitanti del villaggio”.

Nell’ultimo decennio, la Turchia ha regolarmente bombardato zone all’interno della regione del Kurdistan, ma quest’anno le attività si sono intensificate e ampliate in termini di portata e territorio coperto. Difatti, in alcune aree, le forze turche si sono mobilitate fino a 30 chilometri di profondità all’interno del confine della regione autonoma del Kurdistan. Mentre civili, agricoltura, commercio e ambiente locale continuano a subire gli effetti collaterali degli scontri armati, i residenti e i funzionari del governo regionale del Kurdistan (KRG) hanno ripetutamente chiesto al PKK e al governo turco di portare la loro battaglia altrove al fine di tutelare il territorio e la gente innocente.

Ad aprile, il ministro degli Esteri iracheno aveva convocato l’ambasciatore turco a Baghdad consegnandogli un memorandum di protesta contro gli attacchi aerei che Ankara aveva condotto all’inizio di quella settimana contro presunte posizioni del PKK nella regione del Kurdistan e contro un campo profughi nella contesa città di Makhmour. “Il ministero condanna, nei termini più forti possibili, l’attacco da parte della Turchia che ha provocato la perdita di vite umane e danni alla proprietà”, aveva dichiarato il portavoce del ministero degli Affari esteri, Ahmed Sahaf. Il portavoce aveva inoltre aggiunto: “Questo comportamento provocatorio è incompatibile con i principi di buon vicinato in conformità con gli accordi internazionali, ed è una flagrante violazione della sovranità irachena”, sottolineando pertanto “la necessità di porre fine a queste violazioni”.

Dal canto loro, i civili del governatorato di Duhok sono spaventati: “Non sappiamo cosa fare – ci dicono – la nostra paura aumenta di giorno in giorno. Non sappiamo cosa fare con questa Turchia che prende ogni pretesto utile per attaccare anche le nostre zone. Viviamo nel terrore ora, abbiamo paura per la nostra vita, abbiamo persino paura di uscire per andare a lavorare. Non si può vivere così”. La preoccupazione della popolazione è tanta: “Proviamo impotenza di fronte a tutto ciò. Non possiamo fare niente e siamo molto preoccupati per tutti gli innocenti che rischiano la propria vita a causa di questi conflitti che vengono a toccare le nostre zone”.

Rossella Assanti -ilmegafono.org