Non si arresta l’emergenza in Sicilia. Come ogni anno, l’isola è assediata dalle fiamme degli incendi boschivi. Dal 1° aprile a oggi, infatti, sono stati oltre 50 i casi e hanno colpito anche aree sottoposte a riserva. Il fronte del fuoco è stato particolarmente intenso in Sicilia Sud Orientale, interessando anche Cavagrande, Eloro e Vendicari. Sul fronte occidentale, invece, è di qualche giorno fa il rogo sviluppatosi sul Monte Pellegrino, pare a seguito di fumogeni accesi da un gruppo di tifosi del Palermo. Ma sono tanti i luoghi colpiti e in tutte le province della regione. Una regione che ormai da decenni, all’inizio della stagione più calda (e ventosa), finisce nella morsa dei piromani, di criminali che utilizzano le fiamme per distruggere ettari di terreno e per foraggiare interessi privati.

Il clima di sospetti si riversa su tutti: dai forestali precari alle aziende private che gestiscono logistica e operatività dei velivoli antincendio con contratti onerosi che lo Stato continua a firmare, invece di nazionalizzarne la gestione. Al di là dei sospetti, rimane comunque la totale impreparazione della Regione sul piano della prevenzione e del contrasto degli incendi. La Sicilia appare così una terra vulnerabile che vede andare in fiamme ettari di biodiversità, ricchezza naturale inestimabile, fauna protetta. “Negli ultimi anni – scrive il Movimento Antincendio Ibleo – l’Isola detiene il triste primato nazionale del maggior numero d’incendi e della più estesa superficie totale (più di 6.000 Ha) percorsa dal fuoco. Con tutta evidenza la politica antincendi è fallimentare e va cambiata dalle fondamenta!⁣”.⁣

Una politica che, contro i roghi dolosi, non riesce a mettere in campo un adeguato numero di uomini, mezzi e strumenti di controllo tecnologico. Mancano i veicoli antincendio (quelli che ci sono hanno un’età che non ne garantisce sicurezza ed efficacia), mancano soprattutto gli uomini. Gli addetti allo spegnimento sono un terzo del totale dei forestali, il concorso per nuove assunzioni è fermo, l’acquisto di nuovi mezzi è bloccato, si utilizzano i Canadair che vengono dalla Calabria e che hanno un costo altissimo per ogni intervento e ogni ora di volo. Costi che per lo Stato sono altissimi per via della gestione privata del servizio: si stima che possono arrivare a 45mila euro al giorno per la gestione logistica e a circa 59mila euro al giorno per quella operativa, a cui aggiungere costi ulteriori relativi ad altre, diverse voci.

Intanto la Sicilia cerca di correre ai ripari anticipando di quasi due settimane (il 3 giugno) l’inizio della campagna antincendio. Sono state attivate due postazioni per gli elicotteri su due fronti caldi: a Boccadifalco, in Sicilia Occidentale, e a Buccheri, in Sicilia Orientale. Solo che due postazioni non bastano se si pensa all’ampiezza del fronte del fuoco che i criminali scatenano, soprattutto quando si alza il vento. È una lotta impari e la Regione non può pensare di affrontarla (male) come sempre, senza farla diventare una priorità e senza mettere in campo tutte le soluzioni possibili, spezzando sul nascere eventuali catene di interessi che alimentano le fiamme.

Intanto, il Movimento Antincendio Ibleo ha lanciato una raccolta fondi online (clicca qui) per finanziare la lotta agli incendi. “Occorre intervenire immediatamente – si legge nel testo dell’iniziativa – e lo possiamo fare se abbiamo gli strumenti per controllare meglio il territorio che amiamo. Abbiamo già più di 150 volontari distribuiti nel territorio, in una rete crescente che può aiutare a prevenire, avvistare e anche spegnere gli incendi”. Gli attivisti iblei, quotidianamente impegnati nella segnalazione e nello spegnimento dei roghi, spiegano cosa occorre per svolgere al meglio queste attività di difesa della nostra natura.

Servirebbero, infatti, “telecamere e droni per la videosorveglianza e per l’individuazione dei colpevoli che appiccano gli incendi; segnaletica informativa; materiale atto allo spegnimento degli incendi come battifuoco, pompe ad acqua ed altri materiali del kit personale (questi verranno distribuiti capillarmente affinché si possa arrivare subito già preparati sul luogo dell’incendio per poterlo spegnere quando è ancora piccolo!); materiale a protezione degli operatori volontari sul posto”. “Il 100% del denaro raccolto – spiegano i volontari del MAI – verrà investito per questi scopi e ci sarà un’assoluta trasparenza sull’impiego delle risorse”. Una soluzione dal basso che va sostenuta, ma che non può bastare. Toccherà alla Regione dare adesso un segnale per fermare una delle più feroci violenze contro la natura e di conseguenza contro l’essere umano e il suo futuro.

Redazione -ilmegafono.org