Un ambiente naturale trasformato totalmente in una pattumiera. Si tratta dell’Everest, che è stato definito la discarica più alta del mondo. Quello che sta succedendo in questa zona sembra non avere precedenti. Gli escursionisti che tentano la scalata agli 8.848 metri lasciano per strada rifiuti di ogni tipo: tende, bombole di ossigeno, pentolame e feci. Di fronte a una situazione del genere è stato inevitabile prendere dei provvedimenti. Le autorità cinesi, infatti, hanno deciso che sarà necessario un permesso per accedere al campo base dal lato tibetano della montagna, altitudine 5.200 metri. Il resto dei turisti dovrà fermare il suo percorso al monastero di Rongbuk, più in basso.

Le autorizzazioni saranno, però, limitate: solo 300 l’anno. Il lato più frequentato era sempre stato quello meridionale, suolo nepalese. Ma grazie alla possibilità di raggiungere il campo base del lato settentrionale in auto, il flusso turistico è aumentato a dismisura. Gli ultimi dati dimostrano che nel 2015 sono salite ben 40mila persone.

Sono state diverse le iniziative intraprese dalle autorità cinesi e nepalesi per contenere l’inquinamento, ad esempio l’obbligo per i visitatori di riportare a valle i propri rifiuti. Agli sherpa viene dato un premio in denaro per ogni chilogrammo di spazzatura che raccolgono sulla montagna. Invece, ogni spedizione che si avventura sulla via delle vetta deve depositare 4mila dollari, che verranno restituiti solo se vi è la dimostrazione che non è stato lasciato nulla per strada.

Sembrerebbe, però, che questi progetti non abbiano portato i risultati desiderati. Nonostante l’incremento monetario, si è passati direttamente alla pulizia. È stata infatti già impiegata una squadra speciale composta da 200 persone con il compito di ripulire la vetta. Dovrà, inoltre, svolgere anche un altro tipo di attività di natura sanitaria: provare a recuperare i corpi degli alpinisti morti sfidando la natura.

Non sarà per nulla facile ripristinare l’area. Solo la scorsa primavera, tramite tre operazioni, sono state raccolte 8 tonnellate di rifiuti, che non sono che una minima parte di quelle da recuperare. Senza dimenticare che si opera in condizioni ambientali proibitive. Tuttavia l’impresa più ardua rimane quella del ritrovamento dei cadaveri degli alpinisti, che spesso si trovano a un’altezza di oltre 8mila metri, ovvero l’ultimissima parte della scalata.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org