Il trasporto ferroviario prima dell’inizio del lockdown totale stava intravedendo segnali favorevoli, anche con l’aumento delle metro ad alta velocità. La pandemia, purtroppo, come per tutti gli altri settori, ha segnato una battuta d’arresto, con la drastica riduzione degli spostamenti. Le peggiori ricadute si sono verificate sui pendolari, soprattutto su coloro che viaggiano sulle linee peggiori d’Italia. Con il Next Generation EU potrebbe verificarsi la tanto attesa svolta per la mobilità su rotaie, con una consapevole distribuzione dei fondi verso obiettivi e investimenti chiari e precisi. È pertanto necessaria una corretta visione sul denaro da investire di qui al 2030, soprattutto al Sud. È quanto emerge dal Rapporto Pendolaria 2021 stilato da Legambiente, uno studio che punta al futuro.

Tutto parte dall’osservazione di quanto non sia stato fatto per migliorare il trasporto ferroviario negli ultimi anni. Nonostante l’aumento dei pendolari, infatti, non sono state inaugurate linee metropolitane idonee a decongestionare la folla, oltre alle sempre presenti differenze tra Nord e Sud. Next Generation EU è proprio “un treno che passa una sola volta”, come si legge sul report di Legambiente.

“Pendolaria 2021 fotografa la situazione del trasporto ferroviario ai tempi del Covid, ma focalizza l’attenzione sulle opportunità irripetibili offerte del Next Generation EU che, insieme ai fondi strutturali europei e agli investimenti nazionali, può rappresentare la svolta per la mobilità nel nostro Paese al 2030 – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente –. Il Recovery Plan proposto dal governo Conte deve essere cambiato: oggi è una lista d’interventi, mentre il Paese ha bisogno di una visione del cambiamento che si vuole mettere in campo, per affrontare i problemi e migliorare l’accessibilità su ferro in ogni parte d’Italia, in modo da raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dall’Unione Europea al 2030 e al 2050”. “Emissioni alle quali il settore dei trasporti – continua Zanchini –  contribuisce per il 26% e che, dal 1990 a oggi, non hanno visto alcun calo. In tal senso, riteniamo un’ottima scelta la nomina di Enrico Giovannini alla guida del Dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti e siamo pronti a dare il nostro contributo per uno sviluppo sostenibile che guardi alle priorità del Paese”.

Una grande lacuna è rappresentata dal grosso ritardo infrastrutturale al Sud, con treni a circolazione molto più lenta, talvolta su binario unico e linee non elettrificate. Buone notizie tuttavia provengono dal rinnovo dei treni circolanti, con ben 757 nuovi treni sulla rete Trenitalia e 794 programmati per i prossimi anni. Al centro del Recovery Plan, come sottolinea Legambiente, vanno messe scelte di sostenibilità anche e soprattutto nella mobilità, accelerando la decarbonizzazione e migliorando l’accessibilità. Gli obiettivi da rispettare sono dunque essenzialmente tre: recuperare i ritardi infrastrutturali nelle aree metropolitane; elettrificare le linee ferroviarie del Sud e potenziare le linee nazionali secondarie; completare il rinnovo e il potenziamento del parco circolante.

Redazione -ilmegafono.org