La guerra in Ucraina ha alzato la tensione fra gli Stati e, soprattutto, ha messo a nudo molte questioni, prima fra tutte quella della dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. Greenpeace, già da tempo, ha puntato l’attenzione su questo aspetto, anche attraverso azioni dimostrative. Nelle scorse settimane, infatti, attiviste e attivisti di Greenpeace hanno manifestato pacificamente nei mari di tutta Europa per denunciare il legame profondo tra il petrolio e il gas fossile, che i Paesi europei importano dalla Russia, e la guerra in corso. L’organizzazione ambientalista, in occasione della protesta pacifica messa in atto il 15 aprile scorso nelle acque di fronte a Siracusa. per ostacolare l’approdo della nave SCF Baltica proveniente dalla Russia e contenente un carico di petrolio greggio, aveva denunciato l’ipocrisia di molti leader europei.

“I leader politici dell’Unione Europea – si legge in un comunicato di Greenpeace – si comportano in modo contraddittorio e ipocrita: se da un lato condannano l’invasione russa dell’Ucraina, dall’altro continuano a finanziare il conflitto attraverso l’acquisto di combustibili fossili, che significa nuove entrate per le casse del governo di Putin”. Oltre alla petroliera SCF Baltica, salpata con a bordo circa 110 mila tonnellate di greggio, altre 5 navi che trasportano petrolio o gas liquefatto dalla Russia si sono mosse in direzione delle coste italiane, e moltissime altre verso tutta Europa. Si stima che, dall’inizio del conflitto in Ucraina, i Paesi dell’UE abbiano speso più di 33 miliardi di euro per importare gas fossile, petrolio e carbone dalla Russia.

Da qui, l’appello di Greenpeace ai governi europei, ai quali viene chiesto “di mettere subito fine a qualsiasi forma di importazione, commercio, produzione e investimento su petrolio, gas fossile e carbone in Russia, e di abbandonare rapidamente un sistema energetico basato sulle fonti fossili che ci espone a rischi di ogni tipo: economici, energetici e ambientali”. Una richiesta chiara che riguarda la necessità di promuovere quanto prima la transizione energetica, per salvare il Pianeta e per scongiurare i conflitti: “Per assicurarci un futuro senza conflitti – scrive Greenpeace – e limitare gli impatti della crisi climatica chiediamo all’Ue di porre fine alla dipendenza da tutte le fonti fossili, non solo quelle russe. Petrolio, gas fossile e carbone alimentano conflitti e guerre in tutto il mondo e sono la principale causa dei cambiamenti climatici e della devastazione ambientale del nostro Pianeta”.

“È ora di promuovere la pace – conclude l’organizzazione ambientalista – e proteggere le persone da conflitti e crisi climatica investendo seriamente in una transizione energetica basata su fonti rinnovabili, infrastrutture di distribuzione efficienti, risparmio energetico per le abitazioni e il settore industriale, e una mobilità sostenibile basata sul trasporto pubblico”. Chissà se l’Europa e, con essa, i potenti della Terra ascolteranno questo appello. In questo momento di alta tensione e di esibizione dei muscoli, non c’è grande ottimismo. Ma bisogna continuare a insistere, per il bene del Pianeta e di tutti noi.

Redazione -ilmegafono.org