Roma, a 80 anni dalla sua pubblicazione, “Il Piccolo Principe” torna a teatro. Il racconto di Antoine de Saint-Exupéry, diventa non un semplice spettacolo ma un’offerta che, meravigliando i bambini, parla con un linguaggio per adulti. La messa in scena è semplice solo in apparenza, coniugando tutti i personaggi della storia, con un mix emozionante tra prosa, musical, nouveau cirque e installazione. Ogni significante ha il giusto significato, “ciascuna scena non si ferma agli occhi o alle orecchie o all’olfatto” ha detto il regista Stefano Genovese.  “Quelle – ha continuato – sono solo porte sensoriali per arrivare alla destinazione finale: il cuore di ogni spettatore”. Ad essere coinvolti, in effetti, sono letteralmente tutti i sensi, dall’olfatto (il profumo diffuso di rose) al tatto, quando a fine spettacolo vengono lanciati al pubblico i vari pianeti in cui ha viaggiato il Piccolo Principe.

Lo spettacolo, prodotto da Razmataz Live e diretto appunto da Stefano Genovese, ha debuttato al Teatro Sistina e poi è arrivato a Bologna, al Teatro delle Celebrazioni, e ancora a Torino. Sarà poi a Firenze, e a Milano, per approdare quindi in diverse città europee. Come ci ricorda il sito di Rai News: “Era il 6 aprile 1943 quando, a New York, Reynal & Hitchcock pubblicarono per la prima volta “Il Piccolo Principe” nella sua versione inglese, il più celebre dei racconti dello scrittore e aviatore lionese Antoine de Saint-Exupéry (solo qualche giorno dopo sarebbe arrivata la versione francese e solo due anni dopo l’avrebbero letta anche in Francia). E ancora oggi le frasi dell’opera continuano ad essere citate e interpretate”.

Un’opera conosciuta e letta in tutto il mondo, una delle più diffuse e delle più citate. “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”, recita il racconto di Antoine de Saint-Exupéry: e la rosa è effettivamente presente sul palcoscenico, rappresentata mirabilmente da Adèl Tirant, all’anagrafe Adele Tirante, siciliana di origine ma che è nata e vissuta a Roma. Adèl è cantante, attrice, performer e autrice di canzoni e testi. La sua presenza è un’apparizione celestiale che diffonde un magnifico profumo di rose tra il pubblico, mentre canta in francese con la sua inconfondibile voce. Il Piccolo Principe sembrerebbe un libro per bambini, ma in realtà è un libro per gli adulti, per “i grandi” che dimenticano, che non hanno memoria, che non pensano mai alle cose veramente importanti. “Spetta proprio al Piccolo Principe, eterno bambino, rinfrescarci la memoria”, ha dichiarato il regista.

Ogni personaggio, dalla rosa all’aviatore, dal lampionaio alla volpe, all’uomo d’affari impressionano lo spettatore con una perfomance legata ad un’arte specifica, ma l’unico a parlare con un linguaggio da adulto, portatore di un messaggio preciso, è il piccolo principe bambino, il solo che riesce a scandagliare l’animo umano. Nel suo peregrinare di pianeta in pianeta, il Piccolo Principe vede numerosi personaggi, a volte veramente strambi e concentrati su un fare pratico che nulla ha a che fare con il sentire del cuore.

“Come ricordava un altro scrittore francese  della generazione precedente, lo scrittore Victor Segalen – spiega il prof. William Grandi dell’Università di Bologna -, tutti i bambini nascono esotisti, tutti i bambini nascono esploratori, tutti i bambini in fin dei conti sono un po’ geografi nel senso che voleva il Piccolo Principe. Tutti i bambini vogliono scoprire come esploratori cosa si nasconde oltre alle cortine della loro culla, poi oltre i muri della loro cameretta, poi oltre la porta della loro casa, poi oltre il confine della loro città. Lo stimolo di esplorare e quindi anche di mappare il mondo è un istinto naturale per i bambini, è un modo per diventare grandi, per uscire dal bozzolo, per acquistare una loro autonomia, per trovare il loro percorso nel mondo”. Questo messaggio è presente, palpabile a teatro.

Il tema del viaggio, che è la costante di tutta la storia, diventa un invito ad andare oltre il concreto e il reale delle cose, dando libero sfogo alla fantasia e all’immaginazione, fino alla fine dell’esistenza. La sparizione del Piccolo Principe in un pozzo diventa il simbolo di una fine che tale non è perché, come si legge nel testo originale, “guarderai le stelle, la notte. È troppo piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. È meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle. Allora, tutte le stelle, ti piacerà guardarle… Tutte, saranno tue amiche. E poi ti voglio fare un regalo… Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!”.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org