Nel giro di ventiquattro ore, due membri delle organizzazioni criminali più potenti e pericolose d’Italia hanno deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia italiana. In ordine cronologico parliamo di Domenico Mammi, braccio destro del boss di cosa nostra Sergio Macaluso e membro del clan attivo nel territorio di Resuttana (PA), e di Nicola Schiavone, meglio noto come Schiavone jr, figlio del famigerato Francesco “Sandokan” Schiavone, spietato boss del clan camorristico dei casalesi.

Due notizie che possono aprire un varco importante nella lotta alle mafie. Due fatti che non possono passare inosservati soprattutto per l’importanza del ruolo ricoperto da queste persone che hanno deciso di collaborare: da un lato, come detto, c’è l’uomo più fidato di un capomafia pericolosissimo e per anni capace di controllare non solo il proprio territorio, ma anche quartieri palermitani di una certa importanza (come Ballarò, tanto per citarne uno); dall’altro, vi è il figlio di uno dei boss di camorra più sanguinari della storia italiana, di cui aveva ereditato il potere e che era stato ricercato in lungo e in largo dalle forze dell’ordine prima di essere acciuffato. Il suo pentimento ora permetterà di aggiungere tasselli di cruciale importanza nelle indagini già in corso d’opera e in quelle a venire.

In entrambi i casi, comunque, quel che assume davvero un rilievo notevole è l’opportunità che adesso gli inquirenti hanno di assumere quante più informazioni possibili: con molta probabilità, saranno le parole dei due pentiti, infatti, a permettere una sorta di ricostruzione dello scenario mafioso nei due territori (quello palermitano e quello casertano e campano in generale), ma soprattutto vi è la sensazione che nuovi arresti e nuove misure del genere potranno essere presto messe in atto a partire da queste collaborazioni.

Il passato dei due pentiti è, ovviamente, molto simile: Mammi, infatti, è accusato di aver realizzato diverse estorsioni e le sue parole verranno attentamente registrate anche al fine di risolvere alcune inchieste in cui è coinvolto; Schiavone junior, ancor peggio, è accusato di aver commesso ben cinque omicidi e ciò gli è costato il 41 bis (dal 2010) e adesso anche l’ergastolo. Sembra che sia stata proprio quest’ultima condanna definitiva ad aver fatto crollare il muro dell’omertà e del silenzio: dalle sue parole, ora, ci si aspetta di poter capire gli intrecci dei clan dei casalesi con la politica e l’imprenditoria locale e c’è da immaginare che molti, non solo all’interno dei clan, stiano cominciando a preoccuparsi.

Le parole, adeguatamente verificate, potrebbero consentire di rivelare segreti fino ad oggi rimasti sotterrati e sconosciuti. Allo Stato spetterà il compito di proteggere al meglio certi individui e gestirli con gli strumenti migliori per trarre tutta l’utilità della loro collaborazione. Di sicuro, queste notizie sono un forte segnale di incoraggiamento, soprattutto se si pensa all’importanza di avere informazioni dettagliate da parte di chi, fino a poco tempo fa, stava dall’altra parte.

Giovanni Dato -ilmegafono.org