Lo scorso lunedì, la Digos di Torino ha portato a termine un sequestro senza precedenti in Italia: un missile aria-aria, infatti, è stato trovato all’interno di un hangar in provincia di Pavia. Al momento della scoperta il missile era scarico, ma perfettamente riarmabile e riutilizzabile. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il possessore del missile sarebbe stato Fabio Del Bergiolo, ex ispettore dell’Agenzia delle dogane con un passato dentro Forza Nuova (con cui si era candidato al Senato nel 2001). Nell’abitazione dello stesso, inoltre, sono state trovate numerose armi e vari cimeli nazisti.

Una scoperta che lancia un allarme serio sulla minaccia che forze ed elementi di estrema destra rappresentano per la nostra democrazia e per la nostra sicurezza. D’altra parte, il clima di odio instauratosi nel Paese ha sdoganato pseudo-idee che ormai erano sepolte nei bassifondi della Storia. Non è ancora possibile capire se si tratti di un gruppetto autonomo, di lupi solitari o di qualcosa di più strutturato, ma certamente sapere che gente dalle ideologie politiche estremiste e dal passato oscuro è in grado di possedere un missile di quel calibro, significa che nella gestione della sicurezza reale del nostro Paese qualcosa non funziona.

Perché parliamo della sicurezza del Paese e non del singolo, visto che, al di là delle bugie di Salvini (il quale non ha perso occasione di dimostrare per l’ennesima volta la sua inadeguatezza), a rischiare la vita sono i cittadini. Non sappiamo, infatti, nelle mani di chi sarebbe finito quel missile, che a quanto pare Del Bergiolo avrebbe voluto vendere a qualcuno (terroristi? Esponenti stranieri di estrema destra?). Una vicenda inquietante, alla quale il ministro dell’Interno e il governo non prestano la dovuta attenzione.

Ma che c’entra Salvini in tutta questa storia? E perché si è parlato di un possibile attentato? Tutto nasce da un’indagine iniziata lo scorso anno dopo che un misterioso cittadino russo, ex spia del KGB, avrebbe avvisato lo stesso ministro di un possibile attentato nei suoi confronti da parte dei neonazisti ucraini. Nell’indagine, inoltre, appaiono alcuni miliziani italiani volati proprio in Ucraina per appoggiare la lotta contro i ribelli filorussi. Da qui la dichiarazione di Salvini sulla possibilità di un attentato nei suoi confronti: una dichiarazione però smentita prontamente da questura, digos e procura. I risultati dell’indagine, infatti, hanno dimostrato l’assoluta inaffidabilità delle informazioni della spia russa e mostrano che non esiste alcuna ipotesi di attentato a Salvini.

D’altra parte, è l’idea stessa che esponenti di estrema destra possano attentare alla vita di una figura come Salvini che appare incoerente e in assoluta contraddizione con la realtà. Ci siamo forse già dimenticati dei buoni rapporti dello stesso leader leghista con esponenti neofascisti italiani ed europei? O della linea di abbigliamento “Pivert”, marchio di proprietà di Francesco Polacchi (dirigente di CasaPound e titolare della editrice Altaforte), indossata più volte dal ministro?

Di fronte a certe dichiarazioni verrebbe da ridere se si trattasse di uno squilibrato o di un cittadino comune. Se, però, si tratta di una delle cariche più importanti di un Paese come l’Italia, ecco che la situazione appare tragica. Del vittimismo politico ne sappiamo qualcosa e forse ci abbiamo un po’ tutti fatto l’abitudine. Dichiarare il falso pur di acquisire consenso (nonostante la smentita di chi lavora sul campo e si sporca davvero le mani) e sviare l’attenzione su questioni importanti è una tattica molto diffusa. Ma al netto delle menzogne, la cosa più grave è che il problema rimane, così come rimane la preoccupazione per una pericolosa deriva neofascista e per un salto di qualità allarmante.

Se si arriva alle armi, addirittura ai missili e ai collegamenti con figure esterne, vuol dire che qualcosa lì in basso si muove. E se in alto, c’è uno Stato che continua a non attaccare duramente chi è eversivo, preferendo distrarre e aizzare il popolo con ridicole e propagandistiche campagne di odio contro la solidarietà e gli ultimi, le prospettive non appaiono molto rosee.

Giovanni Dato -ilmegafono.org