Più della metà dei paesi membri dell’Unione europea non ha presentato un piano d’intervento concreto per combattere l’inquinamento atmosferico. È quanto risulta dalle indagini condotte dall’European Environmental Bureau, una delle maggiori organizzazioni ambientaliste d’Europa. Secondo il report, sarebbero soltanto 13 su 30 i paesi ad aver consegnato un piano contro l’inquinamento entro il 30 aprile, data di scadenza dell’indicazione data dall’Europa. Nei piani da preparare, chiamati “Programmi nazionali per il controllo dell’inquinamento atmosferico”, i governi avrebbero dovuto inserire dati, analisi e misure d’intervento relativi alla qualità dell’aria e alle emissioni nocive.

All’appello mancano ancora Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Lo scorso anno Germania, Francia e Spagna erano già state richiamate dalla Corte di Giustizia per i ritardi sul taglio delle emissioni, adesso arriva anche il nuovo richiamo per i Programmi Nazionali sull’inquinamento atmosferico. Un ritardo ingiustificato, soprattutto se consideriamo il fatto che il termine ultimo per presentare i programmi era stato inizialmente fissato al 1° aprile, per poi essere prorogato al 30 dello stesso mese.

“Ogni giorno di ritardo nel ridurre l’inquinamento atmosferico porta sempre più persone a subirne le conseguenze sulla loro salute”, su Rinnovabili.it leggiamo il commento di Margherita Tolto, responsabile delle Politiche per la qualità dell’aria presso lo European Enviromental Bureau. “A poche settimane dalle elezioni europee – afferma – questa situazione ci ricorda perché la supervisione dell’Ue è così importante: anche su un tema cruciale come l’inquinamento atmosferico, su cui c’è una forte pressione dell’opinione pubblica, i governi nazionali sembrano non riuscire a proporre soluzioni”.

Redazione -ilmegafono.org