Sul tema della deforestazione, dal 2001 a oggi non c’è stato alcun cambiamento. Non sono bastati gli sforzi dei governi del mondo, gli annunci, gli impegni delle associazioni ambientaliste per combattere la perdita di foreste. Il tasso di deforestazione permanente nel mondo, soprattutto legato al commercio di merci, infatti, è rimasto inalterato negli ultimi 17 anni. Si parla di dati raccolti da uno studio basato sull’osservazione delle mappe satellitari.

Dalla ricerca emergono i principali fattori che hanno portato alla perdita delle foreste nel mondo, le zone colpite e, inoltre, la situazione di quella vegetazione per la quale si è verificata una deforestazione permanente. Per fortuna sembra che non tutto sia andato perso. Gli studiosi hanno sottolineato infatti che, nonostante alcune foreste abbiano subito perdite e cambiamenti drammatici, sarà comunque possibile assistere a una ricrescita e a un ripopolamento boschivo.

Uno dei maggiori problemi è sicuramente il commercio, come succede in Amazzonia o in Africa. I dati parlano chiaro: il 27 per cento della perdita globale delle foreste può essere attribuita alle merci e ai danni creati per poterle vendere. Lo sfruttamento intensivo per alimentare l’industria della carta e le coltivazioni di soia in Sudamerica e per le fave di cacao in Costa d’Avorio, se continua con questi ritmi, può alterare in maniera perpetua il paesaggio.

Ma non sono gli unici fattori che influiscono sull’aumento di questo fenomeno. A questi si aggiungono anche la caccia alle risorse minerarie, il disboscamento controllato o quello legato a incendi boschivi, la selvicoltura e l’urbanizzazione.

“Durante la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000 il tasso di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana era in media di circa 20 mila chilometri quadrati all’anno, spinto dalla rapida espansione dei pascoli e dell’industria della soia commerciale. Poi, a partire dal 2005, ha iniziato a calare rapidamente, scendendo del 70 per cento in appena una mezza dozzina di anni”. Sono queste le parole di Doug Boucher che, con altri autori, nel 2013 ha fatto un quadro della situazione nell’Amazzonia brasiliana. Dalle sue analisi, è emerso come negli ultimi 5 anni praticamente tutto è rimasto immutato.

Una soluzione per arginare il fenomeno è da ricercare nell’attuazione delle politiche di “deforestation-zero”, che finora non sono state applicate in maniera idonea per raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2020. Tutto questo non può che ripercuotersi sui cambiamenti climatici.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org