L’associazione antimafia Libera ha presentato, il 18 aprile scorso, a Roma, la terza edizione di “RimanDATI”, il Report nazionale sullo stato della trasparenza degli enti territoriali in materia di beni confiscati, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, e che quest’anno ha ricevuto anche un prezioso contributo da parte di ISTAT. Il report è stato realizzato grazie all’impegno di oltre 100 volontari e volontarie che hanno partecipato a un percorso formativo e di confronto focalizzato sui comuni italiani. L’analisi si è basata su due fasi di monitoraggio: la prima ha individuato i 504 comuni su 1100 che pubblicavano già l’elenco; la seconda ha permesso di inviare agli altri comuni la domanda di accesso civico, richiedendo di rendere noti o aggiornare gli elenchi.

Alla fine di queste azioni, il Report ha registrato un buon miglioramento, un balzo in avanti rispetto al 2022, con un incremento di circa 20 punti. Questo il risultato per il Paese in generale. Nello specifico, invece, il Sud Italia ha registrato un primato negativo in termini di trasparenza. Nel Meridione, invece, sono ben 248 i comuni che non pubblicano l’elenco, contro gli 87 del Nord e i 51 del Centro Italia. In generale, bisogna dire che i dati migliorano in tutte le regioni, comprese quelle del Sud, anche se sono tre le province assegnatarie di beni confiscati che non pubblicano l’elenco: Crotone, Matera e Messina, mentre Calabria e Lazio, tra le regioni monitorate, sono le uniche a non pubblicare nulla. In Sicilia sono 90 i comuni inadempienti sui 207 monitorati e destinatari di beni immobili confiscati.

Nadia Lo Votrico, referente del presidio universitario di Libera Unict intitolato a Dario Capolicchio, giovane studente morto nell’attentato mafioso di via dei Georgofili a Firenze, da noi interpellata, commenta così: “La fase intermedia, quindi l’invio della domanda di accesso civico a tutti gli enti, ha contribuito ad accrescere il livello di trasparenza di quasi 20 punti percentuali rispetto alle precedenti edizioni. Su 1100 comuni monitorati, 724 pubblicano l’elenco e le informazioni nella sezione ‘Amministrazione Trasparente’ del sito del loro comune. Ci riteniamo, in linea di massima soddisfatti del lavoro svolto e dei risultati ottenuti, anche se ancora il Sud mantiene un primato negativo rispetto al resto del territorio nazionale. In Sicilia, infatti, su 207 comuni monitorati, 90 sono quelli inadempienti (il 43%)”.

Secondo Lo Votrico “questo significa che c’è ancora molto lavoro da fare e noi volontari di Libera continueremo ad impegnarci per garantire la massima trasparenza su tali e delicate tematiche troppo spesso trascurate, ricordando inoltre che esperienze come questa sono strumenti di partecipazione attiva e democratica alla vita pubblica”. I dati sono stati raccolti in un file Excel, la seconda ricognizione, quella finale, è la più importante. Tatiana Giannone, responsabile nazionale di Libera per i beni confiscati, cerca di capire i dati e li analizza affermando che “stiamo attraversando un periodo in cui dal governo arrivano segnali contrastanti sul sostegno agli enti locali: basti pensare a tutte le misure definanziate all’interno del PNRR, fino ad arrivare al disegno di legge sull’autonomia differenziata, che bloccherebbe lo sviluppo di intere aree del nostro Paese”.

“Inoltre, sempre di più prende piede – continua Giannone – un approccio privatistico al tema del riutilizzo dei beni confiscati: nel dibattito pubblico si parla del tema della vendita e della rimodulazione delle misure di prevenzione, si banalizzano le criticità che affliggono la materia e si rafforza la brutta abitudine a piegare i numeri ai propri fini. Messaggi che convergono su una lettura superficiale e ingiusta, a partire dalla quale si getta un discredito generalizzato su uno strumento che, invece, ha consentito una vera e propria rivoluzione”. Sono questi i motivi per cui, ad esempio, il comune di Messina e la Città Metropolitana di Messina sono totalmente inadempienti e nessuna informazione ed elenco sono presenti nei loro siti istituzionali? Ma non solo Messina, in Sicilia.

Il primato negativo spetta ai comuni della Provincia di Ragusa, dove su 6 destinatari di beni confiscati, ben 4 non pubblicano l’elenco. Non va meglio in provincia di Enna. Insomma, c’è ancora tanto da fare. Avendo ben chiaro che, solo combattendo le mafie e la corruzione e colpendo il loro potere economico e finanziario, il nostro Paese potrebbe stare molto meglio sotto tutti gli aspetti e la Sicilia diventerebbe quella terra sognata e cantata da artisti e poeti come Abd-ar-Rahmàn che scriveva: “Non c’è vita serena, se non all’ombra della dolce Sicilia”.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org