Le recenti dichiarazioni del giornalista Federico Rampini durante il programma tv PiazzaPulita, su La7, sono sconcertanti. “Mi dissocio dalla venerazione nei confronti di Greta Thunberg, mi preoccupa lo spettacolo degli adulti che si genuflettono davanti agli adolescenti”, ha dichiarato senza filtri il giornalista, motivando il suo pensiero con l’impossibilità di chiudere le fabbriche di carbone e stabilimenti petroliferi in Cina e India da un giorno all’altro, perché ciò causerebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro. Rampini ha proseguito il suo ragionamento affermando, con tono acidamente paternalistico, che gli adolescenti fanno bene ad avere le loro ‟idee utopistiche” ma poi ‟i grandi devono governare il mondo”.

Un altro attacco alla giovane attivista era già arrivato anche dallo scienziato Antonino Zichichi, che invitava la Thunberg a studiare poiché il cambiamento climatico non sarebbe causato dall’attività dell’uomo. Il fisico delle particelle, da sempre scettico sul riscaldamento globale, è convinto infatti che l’attività umana non si possa etichettare come causa principale del global warming, perché il 95% sarebbe colpa dell’attività solare. Quindi, insieme a Greta dovremmo mandare a studiare l’intera comunità scientifica, i climatologi e gli specialisti che effettuano studi decennali e che hanno confermato praticamente all’unanimità che l’uso spropositato di carburanti fossili sia la principale causa del surriscaldamento globale e del conseguente cambiamento climatico.

Come se non bastasse Zichichi lo scorso luglio ha mandato una lettera a “Il Giornale” intitolata «L’inquinamento va punito come reato, ma è da ciarlatani dire che modifica il clima», una lettera firmata da altri 20 scienziati. Il problema è che di questi 20 personaggi, 5 hanno dichiarato subito dopo a “Il Fatto Quotidiano” di non aver mai firmato la lettera, dissociandosi completamente dal pensiero del suddetto scienziato, mentre gli altri 15 erano convinti di aver firmato una petizione contro il cambiamento climatico. Il fatto che personalità come Rampini e Zichichi attacchino Greta Thunberg e tutta la nuova generazione, comunque, da un lato è segno di vittoria. Perché se non si sentissero cedere il pavimento sotto ai piedi questo non accadrebbe.

Greta Thunberg fa paura perché è una adolescente consapevolmente arrabbiata, che argomenta il suo disagio senza timore, che riesce a smuovere la coscienza delle masse, che non ha paura di parlare “ai grandi”, che non chiede il permesso e che non è alla disperata ricerca di quel senso di approvazione genitoriale che ti fa comportare secondo l’etichetta. Fa paura a quella classe dirigenziale e intellettuale che basa le proprie fortune e il proprio status su quei meccanismi che ci stanno uccidendo. Fa paura perché è riuscita a far prendere consapevolezza di quei meccanismi al mondo intero. Fa paura perché si è iniziato a parlare di cambiare questi meccanismi, di dare un freno allo sfruttamento incontrollato del pianeta, di trovare meccanismi alternativi prima che sia troppo tardi. Fa paura perché grazie a lei è stato concordato che le cose non possono continuare così, che si deve cambiare e il cambiamento spaventa sempre. Fa paura perché le sue parole, le sue paure e la sua rabbia hanno avuto una viralità potentissima, hanno contagiato più di qualunque altro virus a livello mondiale ed hanno reso le masse consapevoli di ciò che non va. E alla consapevolezza non c’è cura.

I primi effetti del climate change abbiamo iniziato a subirli da qualche anno e stanno diventando sempre più evidenti e devastanti. Se i Paesi non iniziano al più presto la transizione ecologica rischiamo seriamente il punto di non ritorno. I climate-clock che stanno venendo installati nelle maggiori capitali sono la prova tangibile che di quegli iniziali 50 anni, scesi poi a 30, in cui le nazioni sono obbligate ad effettuare questi cambiamenti, ce ne rimangono poco più di 6. È vero che non si possono cambiare le cose da un giorno all’altro, è vero che ci vuole tempo (che non abbiamo), ma è anche vero che queste trasformazioni devono anche partire dal colmare le disparità sociali tra le nazioni, dando a tutti gli strumenti necessari, e le ripartizioni democratiche al capitalismo non sono mai piaciute.

E che politici come Cingolani, il cui lavoro (pagato con i soldi pubblici) sarebbe quello di trovare e applicare le soluzioni alternative (che non sono certo quelle che Cingolani propone, tipo il nucleare), chiedano a Thunberg e ai ragazzi di trovare queste soluzioni è a dir poco ridicolo. Anche perché poi, viste le reazioni scorbutiche e snob, viene da chiedersi quanto siano realmente disposti ad ascoltarli. Di sicuro una ragazza di 16 anni capace di dire in faccia alle grandi autorità che le cose sono state fatte male e che sia ingiusto che le conseguenze delle loro azioni ricadano sui giovani e sulle future generazioni, fa molta, molta paura, perché mette a nudo tutti i fallimenti degli adulti, che hanno portato il mondo a un punto critico come questo. Greta fa paura agli adulti ed evidentemente dà anche tanto fastidio.

Sarah Campisi -ilmegafono.org