Lo scorso 26 gennaio, dopo due mesi di protesta massiccia, in India è scoppiata la rivolta vera e propria. È successo al Forte Rosso, nel cuore di Delhi, dove i contadini hanno sfondato le barricate e sono riusciti a entrare in pieno centro città, nel giorno in cui si è celebrato il 72esimo anniversario della Repubblica. Fino a quel momento, i manifestanti erano rimasti accampati ai margini di Delhi per protestare contro la riforma agricola voluta dal governo che prevede la liberalizzazione del mercato. Secondo indiscrezioni, sembra che vi fosse un patto tra agricoltori e polizia: i primi avrebbero ottenuto l’autorizzazione a manifestare con trattori, moto, cavalli, a piedi, ma fuori dal centro e rispettando i percorsi stabiliti. Quel giorno, però, i confini fissati sono stati oltrepassati e la polizia ha reagito con l’uso di lacrimogeni, idranti e manganelli.

Tra i protestanti vi erano coloro che indossavano i variopinti turbanti caratteristici degli abitanti del Punjab, altri provenienti dagli Stati del Nord e i fedeli Sikh. Si sono ammassati lungo le transenne, poi i contadini con le ruspe hanno scardinato i posti di blocco e altri in sella ai trattori si sono sparsi in vari punti della città. In particolare, due trattori si sono diretti verso la folla di poliziotti e giornalisti, costringendo gli agenti a sparare. Un conducente è stato ucciso e il mezzo si è ribaltato. Nel giro di poco tempo in città è scoppiato il caos, provocando diversi feriti. Il traffico inevitabilmente è andato in tilt ed è stato necessario chiudere alcune stazioni della metropolitana. Alcuni manifestanti sono riusciti ad arrampicarsi sui bastioni del Forte Rosso, issando le loro bandiere di protesta.

Un Paese spaccato in due: da una parte i contadini che hanno paura di perdere le loro attività, inghiottite dalle grandi multinazionali, e che tentano di proteggere i loro prodotti; dall’altra c’è il premier Narendra Modi che cerca di modernizzarlo, avviandolo alla liberalizzazione del mercato. In questo modo, però, avvantaggia i grandi gruppi industriali, dando poche tutele alla maggioranza degli agricoltori che vivono in condizioni precarie. I contadini, infatti, sono molto decisi e non abbandoneranno la protesta finché non si arriverà a un accordo adeguato.

Ad appoggiare la rivolta è stata anche la famosa popstar Rihanna che, tramite Twitter, ha espresso il suo sostegno nei confronti dei manifestanti. Il suo cinguettio ha fatto il giro del mondo in pochi minuti, attirando l’attenzione dei suoi oltre 100 milioni di follower e non solo. Anche l’attivista climatica, Greta Thunberg, ha subito scritto pure lei un post sul social network mostrando la sua solidarietà ai manifestanti. Alla luce di queste affermazioni, non è mancata la risposta del governo del presidente Narendra Modi. Tramite una nota del ministero degli Esteri ha accusato le celebrità di “sensazionalismo”, poiché ha voluto sottolineare che la riforma è stata approvata dopo un lungo dibattito. Emerge, però, il dubbio che forse queste persone che ora sono scese in piazza non sono state effettivamente ascoltate.

Redazione -ilmegafono.org