L’Italia oggi appare come un luogo sempre più caratterizzato da sentimenti razzisti, da una maggioranza spietata e disumana che si sente padrona del Paese, delle sue strade, del suo futuro. C’è un senso di arroganza e prepotenza che si respira in giro, per strada, e soprattutto sul web, oltre che naturalmente in politica. Ci sono intimidazioni terribili verso chi dissente, ci sono sondaggi che mostrano le dimensioni dell’odio e un gradimento sempre più alto per chi ha trasformato in motivo di vanto l’intolleranza verso gli ultimi. A questa Italia, così pare, piace la politica salviniana della mano dura contro i deboli. Una politica intrisa di propaganda, narcisismo e nulla più.

Così, chi non la accetta, chi la contesta, chi combatte certi obbrobri da sempre, si avverte come una minoranza. In alcuni casi ciò porta a sentirsi inghiottiti da una sensazione di scoramento e solitudine insopportabile. Ma è dentro le notti più buie che si è costretti a ricercare la luce e allora c’è chi reagisce con quello che può, con la rabbia civile che spinge a non mollare, a denunciare, a informare, a disegnare iniziative, a disobbedire. Perché anche se dentro quelle notti più buie l’occhio, a volte, si disabitua alla luce, basta poco per recuperare la vista, tornare a comprendere, a sperare, ad analizzare al meglio, sputando via la stanchezza e il fiele di una possibile rassegnazione.

Allora se smettiamo, per qualche attimo, di andare dietro al ritmo forsennato di dichiarazioni, tweet, post e sparate varie di Salvini e dei suoi, che rischiano di trascinarci nella loro trappola, forse riusciamo a guardare meglio l’orizzonte. Ci si accorge così, senza necessarie inclinazioni all’ottimismo, che il clima terribile e divisivo imposto da questo governo ha creato una demarcazione chiara, netta, precisa nella società italiana, ha cancellato tutte le possibili sfumature, delineando posizioni contrapposte. Oggi tutti quelli che bivaccavano nel moderatismo insulso, nel “ma anche”, nella timidezza politica, quelli che prendevano posizioni ambigue o non ne prendevano affatto per ragioni di opportunità, sono diventati specie rara, quasi in estinzione.

I campi sono netti: o dalla parte della logica razzista e disumana del governo a trazione Salvini-Toninelli o da quella di chi rifiuta fermamente quella logica. O con chi vuole violare i diritti umani e negare la solidarietà o con chi chiede accoglienza e diritti. Non ci sono più vie di mezzo. E in questa divisione, anche chi sta dalla parte opposta a Salvini ha cominciato a mobilitarsi ancora di più, ha visto crescere la voce e la misura dell’indignazione, ha assistito a prese di posizione pubbliche, ha visto il risveglio di molti da un sonno che durava da troppo tempo.

Tutto ciò è il frutto dell’errore politico del ministro dell’Interno, di cui forse qualcuno nei 5 stelle comincia a rendersi conto (più per opportunità politica che per umanità vera): personalizzare un tema, renderlo una propria peculiarità, se da un lato accresce consenso sulla tua persona, conquistando il plauso di chi non ha molta voglia o capacità di pensare e si affida agli slogan facili di un leader, dall’altro anima però gli avversari, concentra la lotta, la stimola, la rafforza. E se la lotta non è politica (anche perché nessuna forza avversaria ha la coscienza pulita sul tema in questione), ma è sociale, civile, culturale, di comunità, è ancora peggio.

Allora, se riusciamo a silenziare Salvini, nel senso di smettere di seguirlo ma piuttosto costringere lui a seguirci, a rispondere, ad entrare nel merito di questioni e priorità dettate da noi, possiamo facilmente svelare la sua pochezza e l’inconsistenza, la friabilità del suo potere. Qualcuno potrebbe rispondere che il problema non è solo il leader della Lega, ma un’Italia sempre più a maggioranza razzista. Vero, esiste una deriva, un peggioramento. Lo respiriamo, lo vediamo, ma attenzione: che sia maggioranza ce lo dicono i social o i sondaggi, non una scienza esatta. Allora, per capire chi siamo davvero e quanti siamo, affidiamoci a chi ci guarda da una prospettiva diversa dalla nostra, affidiamoci a chi è arrivato in questo Paese.

Qualche sera fa, una ragazza marocchina, arrivata in Italia da bambina, mi ha posto, per iscritto, il suo ragionamento. Mi ha detto di essere consapevole di tutte le meschinità, i casi vergognosi di razzismo, il clima pesante contro i migranti, ma mi ha anche scritto che secondo lei, per la sua esperienza di “straniera”, gli italiani non sono in maggioranza così razzisti come sembra. Ero un po’ scettico e allora mi ha raccontato degli episodi a dimostrazione della sua tesi. Questa discussione mi ha fatto indirettamente riflettere sul fatto che, in effetti, in questo orrido tempo in cui viviamo, l’esplosione del razzismo ha fatto crescere anche l’antirazzismo, che si traduce anche in scelte personali difficili, in amicizie chiuse, in rapporti sentimentali troncati, in episodi di straordinaria solidarietà.

È stato uno shock positivo leggere la sua testimonianza diretta, perché in un attimo mi ha riportato all’identico stupore che tantissimi ragazzi africani, tantissimi migranti che ho incontrato nella mia vita provocavano in me con le loro risposte che, in maggioranza, erano uguali. Ho sentito pochi migranti, in percentuale, parlare di razzismo degli italiani. Hanno sempre argomentato, cercato di distinguere tra chi lo è e chi no, raramente li ho visti lanciare accuse generalizzanti, anche quando avrebbero avuto più di un motivo. Mi hanno quasi sempre detto che i razzisti sono una minoranza.

Allora forse la realtà ha bisogno di occhi diversi, ha bisogno di selezionare, di combattere qualcuno senza dare per scontato che i loro soldati o i loro sostenitori siano una maggioranza. Da questo, grazie all’aiuto dei migranti, possiamo e dobbiamo partire per annichilire chi vuole replicare in Italia gli orrori di altre epoche e altre latitudini. Bisogna farlo con impegno quotidiano, insieme, con contenuti chiari, buoni esempi, intransigenza, creatività, scelte precise. Ma senza deprimersi, senza pensare di essere per forza minoranza. L’ho capito una sera di luglio, davanti a uno schermo e alle parole spontanee di una ragazza che mi ha ricordato i pensieri, ricchi di saggezze e profondità, di tanti amici migranti che ho avuto l’onore e la grande fortuna di conoscere.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org