In attesa di sbloccare la situazione e superare i veti di Ungheria e Polonia, l’Italia lavora ai progetti da realizzare attraverso i soldi che arriveranno (probabilmente in ritardo) nell’ambito del Recovery Fund, che consentirà al nostro Paese di avere a disposizione 209 miliardi di euro per la ripresa e per superare le conseguenze drammatiche, sul piano economico e sociale, generate dalla pandemia. Una disponibilità di fondi che può essere l’occasione per trasformare questo momento drammatico in opportunità di cambiamento, realizzando quella svolta necessaria a costruire un Paese più moderno, più equo e soprattutto più sostenibile. Da quando è stato trovato l’accordo su questo fondo, la domanda è sempre la stessa: come verranno utilizzati questi soldi?

Attraverso il contributo di circa 30 mila proposte ricevute dai singoli cittadini sulla piattaforma Change.org, organizzazioni di base, associazioni realtà sociali e ambientaliste come ad esempio Rinascimento Green, Slow Food Italia, Eumans, 6000 Sardine, Grameen Italia, Slow Food Youth, Arci, Focsiv, Movimenta, Le Reseau, con il supporto tecnico scientifico di Kyoto Club, hanno elaborato una proposta per il governo che prevede cinque “progetti faro” da realizzare nell’ambito del programma Next Generation EU, e dunque con i soldi del Recovery Fund. Il documento propone cinque linee guida e cinque principi legati alla visione a lungo termine su cui fondare le scelte che il Paese si troverà ad affrontare. Principalmente emerge il desiderio di immaginare e costruire:

  • Una società più giusta e sostenibile sia per le persone che per l’ambiente
  • Trasporto pubblico eccellente, ecologico e moderno
  • Sanità accessibile a tutti e senza carenze
  • Imprese tecnologiche fondate sul rispetto dell’ambiente
  • Sistema scolastico migliore per una istruzione di qualità per ridurre le disuguaglianze sociali

In tale contesto, diverse realtà della società civile, che rappresentano milioni di italiani, hanno sentito la necessità di dire la loro sui progetti da finanziare tramite questa ingente somma di denaro e i punti fermi dai quali partire per non sprecare questa grande opportunità. Le cose che chiedono i firmatari di questa proposta sono: maggiore trasparenza; come mappare e valutare le proposte in vista di un piano coordinato; monitoraggio civico; coinvolgimento delle persone anche per favorire l’inclusione e costruire resilienza. Da qui la richiesta formale alla politica e all’imprenditoria di investire con lungimiranza.

Ecco nel dettaglio quali sono i cinque progetti faro:

  1. Entro 5 anni: consolidare lo strumento del SUPERBONUS, rendendolo energeticamente più ambizioso, con il potenziamento degli strumenti ad hoc per l’edilizia popolare. Contestuale implementazione di un intervento straordinario per la riqualificazione strutturale ed energetica di almeno il 30% dell’edilizia popolare e degli edifici pubblici, riqualificazione delle periferie urbane. Realizzazione di almeno 1.000 MW di nuove installazioni di impianti fotovoltaici ad uso collettivo, dedicati alla generazione di energia pulita per la popolazione in stato di fragilità economica (contrasto alla povertà energetica, attivazione di progetti di reddito energetico).
  2. Entro 5 anni: Prolungare il programma Industria 4.0 con specifico focus su innovazione green, sostenibilità, digitalizzazione. Rimodulare progressivamente i 19 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi fino ad azzerarli, a beneficio: della decarbonizzazione delle attività industriali più impattanti, da raggiungersi attraverso il supporto sia ad investimenti di rinnovamento in tecnologie più efficienti, sia con la sostituzione di risorse fossili con materiali di origine rinnovabile; dell’agro-ecologia, perseguendo tanto l’obiettivo di potenziare e sostenere le filiere generative, trasparenti, eque, costruite con logiche di prossimità con i centri urbani, quanto quello di portare sulle tavole di ciascuno un cibo davvero sostenibile per l’ambiente e per la salute, riducendo drasticamente la nostra dipendenza dei pesticidi, e concretizzando il risultato di convertire a biologico almeno il 40% della superficie agricola in produzione; della realizzazione di una rete capillare di impianti tecnologici innovativi per il recupero e la trasformazione di scarti e rifiuti in materie prime seconde. Vogliamo, inoltre, che tutto ciò sia costruito tenendo ben chiaro l’obiettivo di ridurre l’impatto del nostro Paese sullo sfruttamento insostenibile delle risorse e dei lavoratori in paesi in via di sviluppo.
  3. Entro 5 anni: acquistare 1150 treni regionali, metro e tram, per eliminare o ridurre al minimo le auto in ingresso nelle aree metropolitane. Potenziare le ferrovie regionali, in particolare nel sud, per 1500 km totali di rete. Realizzare l’adeguamento tecnologico di tutte le linee a binario unico e raddoppiare le tratte sature. Potenziare il trasporto merci su rotaia fino al 30% del totale della merce movimentata. Realizzare almeno 500 km di linee tram, metropolitane, BRT e 5000 km di percorsi ciclabili nelle città italiane. Aumentare le ZTL e le pedonalizzazioni. Sviluppare una rete di postazioni per la ricarica elettrica dei veicoli condivisi e privati a costo ridotto rispetto a quello dei consumi domestici, grazie ad un bilanciamento efficace della rete nazionale e all’efficientamento degli impianti di produzione di energia elettrica pulita
  4. Entro 5 anni: completare il monitoraggio della vulnerabilità sismica degli edifici scolastici. Riqualificare in ottica antisismica ed energetica almeno il 50% degli edifici, con rigenerazione delle aree adiacenti ai plessi scolastici, attraverso progetti di rinaturalizzazione e messa a dimora di alberi e arbusti autoctoni, per un totale di almeno 5 milioni di alberi. Realizzare il processo di digitalizzazione delle scuole e delle università in tutto il territorio nazionale, ponendo definitivo rimedio al divario, emerso prepotentemente in fase di pandemia, tra nord e sud e tra aree periferiche e aree centrali. Investire nella ricerca, garantire processi trasparenti a aperti per le carriere di ricerca e insegnamento all’interno degli atenei universitari.
  5. Entro 5 anni: avviare e completare la bonifica e la messa in sicurezza di almeno il 30% dei siti di interesse nazionale e regionale. Realizzare più infrastrutture verdi a tutela della biodiversità e contro il dissesto idrogeologico e assicurare la de-impermeabilizzazione dei suoli in aree urbane, con la piantumazione di almeno 50 milioni di alberi su tutto il territorio nazionale. Migliorare la tutela dei mari, aumentando del 50% le aree marine protette e le riserve terrestri a ridosso di quelle marine, intensificando controlli e pene nei confronti dei pescatori di frodo. Efficientamento energetico delle abitazioni e del sistema produttivo. Incremento della rete Ferroviaria, investimenti in ricerca, intervento di riqualificazione delle strutture. Ristoro dei territori inquinati, a rischio idrogeologico. Industria, imprese, agricoltura: conversione nella logica della filiera e dell’economia circolare, abbassamento delle emissioni.

Tutto questo può essere realizzato seguendo i principi di trasparenza, di coinvolgimento dei cittadini, resilienza e inclusione, con strumenti virtuosi di monitoraggio e valutazione. E avendo come linee guida il primato della salute, della tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle aree interne e marginali, l’investimento sul sud e sulle infrastrutture fisiche e digitali, in un’irrinunciabile ottica di equità sociale. In attesa di maggiori informazioni sul futuro di queste proposte, è possibile approfondire in generale l’argomento Recovery Fund sul sito dell’UE e sul sito dell’ISPI. Per leggere tutto il documento relativo al progetto di lustro, invece, clicca qui. L’augurio è che ogni cittadino possa accrescere la propria consapevolezza sulle tematiche trattate e trovare nel quotidiano un modo di contribuire a questa importante occasione per trasformare una crisi in un’opportunità di miglioramento.

Federica Formica – il megafono.org