“Ossimori” è il titolo della mostra di Ezio Cicciarella (Ragusa, 1976), il primo artista scelto da Sudestasi Contemporanea per rappresentare la scultura siciliana nello show-room di Marset Italia, nel quartiere Brera, a Milano. E non c’è da stupirsi data la grande maestria nella resa dei materiali lapidei che questo scultore riesce a dare. Più che i banchi di scuola, da ragazzo lo attirano gli spazi aperti, il cantiere e gli attrezzi da lavoro adoperati dal padre artigiano. S’interessa precocemente soprattutto di tecniche edilizie, di restauro, di lavori da scalpellino e d’intarsio. Maturando, cresce anche la brama di conoscenza, di incontri e di esperienze, al punto da indurlo a continui viaggi e soggiorni sia in Italia che all’estero. Per natura insoddisfatto ed inquieto, è sempre in cerca di un “quid” che lo gratifichi e lo realizzi compiutamente; intorno al 2001 inizia così ad eseguire le sue prime sculture, non ancora cosciente di avere scoperto la musa donatrice di senso. Nel 2008 la svolta decisiva: fra molte difficoltà, decide di avviare un suo laboratorio nel centro storico di Vittoria (Rg) per dedicarsi interamente all’arte.

Inizia da allora a produrre un’ampia serie di opere, elaborando un suo linguaggio autonomo ed affinando costantemente la tecnica. Un lungo e impegnativo percorso coronato dalla partecipazione alla Biennale di Venezia 2011 e dalla collaborazione con personaggi come Vittorio Sgarbi, Francesco Boni, Pavel Zoubok e James Putnam. Nel corso dell’ultimo decennio ha esposto prevalentemente in collettive tenutesi in Italia (Milano, Padova, Palermo, Torino, ecc.) e all’estero (Amsterdam, Londra, New York, Sinai), ricevendo anche importanti riconoscimenti (1° Premio sezione Scultura alla Biennale di Genova, 2015; 2° Premio sezione Scultura al Malamegi Lab6 Art Contest di Udine, 2015). Sue installazioni pubbliche si trovano a Vittoria, Palermo, Nuweiba, Giampilieri e Valverde; le ultime due realizzate in occasione delle Residenze d’Artista “Trasformatorio” (2018) e “Ellittico Residence” (2018).

La matericità della pietra si dissolve per lasciar posto a spugne e nastri che si intrecciano e si contorcono tra di loro. La pietra di Palazzolo Acreide e la pietra Pece, tipiche dei territori siciliani, sotto le mani dell’artista sembra che perdano la loro solida identità per diventare dei morbidi e setosi abbracci. Dopo una lunga riflessione, lo scultore, di concerto con il curatore (Ciro Salinitro), ha trovato un modo per colonizzare lo spazio di Marset Italia con delle particolarissime opere realizzate ad hoc (o come si dice adesso: site specific). In queste opere, il linguaggio di Ezio Cicciarella trova nuove interessanti strade per completare il suo ragionamento. Il cuore, il sentimento, l’amore viscerale, quasi sensuale, per la pietra e l’essere umano sono il cardine celato che sorregge il percorso scultoreo di Cicciarella. Le sue opere, come abbracci, si impongono nello spazio, postulati di una vita possibile, di un rapporto.

Una visione astratta e figurativa allo stesso tempo che si esplicita nel trattamento superficiale della pietra siciliana. Anticamente si parlava di stile rustico, in riferimento alle rocce appena abbozzate per la realizzazione di alcune architetture manieriste del Cinquecento. Serlio e molti altri ci basarono la loro fortuna editoriale. Michelangelo e i suoi “prigioni” descrivono un percorso simile, un dialogo tra l’uomo e la pietra, tra delicato e rustico, tra liscio e ruvido. Cicciarella si innesta nello stesso filone ma lo fa metaforicamente, senza alcun riferimento aulico, senza timore reverenziale, dialoga con la pietra e la veste, la stringe in fasce e la abbraccia come a ringraziarla dei lunghi secoli di collaborazione con l’essere umano. La mostra, a ingresso libero, è iniziata il 17 giugno e sarà visitabile fino a settembre.

Sarah Campisi – ilmegafono.org