La tanto chiacchierata e discussa transazione ecologica potrebbe passare per una strategia in cui le fonti fossili fanno da protagoniste. È la denuncia di Legambiente che ha tracciato una mappa, dal titolo “L’Italia fossile”, nella quale, dati e numeri alla mano, è ricostruita appunto una mappa con impianti e strutture per le fonti non rinnovabili, alcune delle quali ancora in via di autorizzazione. Senza tener conto del caro bollette, l’Italia continua a mandare avanti infrastrutture da fonti fossili. Se ne contano circa 120 al vaglio della valutazione del ministero della Transazione Ecologica. Legambiente ha sottolineato anche l’importanza di un intervento tempestivo da parte delle autorità sulla regolamentazione delle fonti fossili, oltre che sull’incoraggiamento di impianti a energia rinnovabile, ma nei programmi politici se ne parla davvero poco, con riferimento particolare a quelli delle forze vincitrici dell’ultima tornata elettorale.

Secondo Legambiente bisogna agire soprattutto sugli sprechi, dato che una ingente quantità di gas metano viene dispersa lungo l’intera filiera delle infrastrutture, oltre alla necessità di attuare un piano sul lungo periodo. “La crisi climatica sta accelerando il passo, come dimostra anche l’aumento degli eventi metrologici estremi in Italia, come le ondate di calore e le alluvioni dell’estate che si è appena conclusa. Per frenarla è indispensabile mettere in campo interventi concreti non più rimandabili, a partire da una legge che elimini i sussidi alle fonti fossili, e politiche climatiche più coraggiose, come sottolineano anche i tanti giovani che domani scenderanno in piazza per il clima”, ha affermato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, alla vigilia dello sciopero per il clima dello scorso 24 settembre.

Richieste al momento “rimaste inascoltate – continua Ciafani – tra amnesie politiche e temi ambientali dimenticati in questa campagna elettorale, giunta ormai al rush finale. Purtroppo, il nostro Paese per bilanciare la carenza di gas, che prima arrivava in gran parte dalla Russia, sta scegliendo come soluzione l’utilizzo sempre maggiore delle fonti fossili da altri paesi grazie ai gasdotti e ai rigassificatori. Si tratta di un grave errore che si ripercuoterà anche sul clima. Le fonti su cui concentrare le risorse pubbliche e private devono essere il sole e il vento”. “Per questo – conclude – è fondamentale puntare su semplificazioni, autorizzazioni veloci per gli investimenti su efficienza, accumuli, pompaggi, reti, impianti a fonti rinnovabili. Solo così si potrà far decollare la vera transizione ecologica che serve al Paese, che già oggi garantisce milioni di occupati secondo i dati di Fondazione Symbola e Unioncamere, e che abbiamo sintetizzato nelle cento proposte presentate nei giorni scorsi, con un appello alla prossima legislatura che si può sottoscrivere online su www.legambiente.it”.

La mappa tracciata da Legambiente individua le infrastrutture che fanno delle fonti fossili la propria priorità. Come si legge sul sito dell’associazione ambientalista, possiamo raggrupparle di quattro grandi categorie:

Centrali termoelettriche – Sono 43 i progetti per le centrali termoelettriche a gas fossile, di cui 7 a gas metano.

Rigassificatori – Il governo, accanto ai nuovi contratti di fornitura da Paesi come Egitto, Algeria, Congo, Qatar, Angola, Nigeria, Mozambico, Indonesia e Libia, ha imposto un’accelerata alla realizzazione di due rigassificatori, quello di Piombino e quello di Ravenna, che stanno godendo di procedure autorizzative semplificate. A oggi sono stati individuati circa 15 progetti tra rigassificatori e depositi.

Metanodotti – Ad oggi, è in programma la realizzazione di circa 2.300 km di nuove condotte, di cui 1.360 km in sostituzione di tubazioni in dismissione e circa 1.000 km in aggiunta alla rete già esistente. Anche in questo caso, le infrastrutture fanno riferimento a progetti che sono in attesa di VIA o che hanno ricevuto l’autorizzazione negli ultimi due anni e che dunque potrebbero essere già realizzate o in via di realizzazione.

Trivellazioni – Sono 39 le istanze per ottenere permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi per ulteriori 76.694 kmq di territorio italiano dedicati alla produzione di fonti fossili, ovvero una superficie simile all’estensione dell’Austria, in aggiunta agli attuali 33.618 kmq. In parallelo, ulteriori 18 richieste sono in attesa della VIA e dell’AIA da parte del MITE per autorizzare perforazioni di nuovi giacimenti, o la realizzazione di nuove infrastrutture per avviare la produzione.

Per approfondire la mappa delle fonti fossili, è possibile consultare il sito di Legambiente.

Virago -ilmegafono.org