L’inquinamento dei mari è un problema contro il quale ormai si cerca di combattere da anni. La situazione del mar Mediterraneo sembra, però, restare a livelli critici. Secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), infatti, tutti i mari che bagnano il continente sono generalmente in cattivo stato. Non basterebbero i progressi fatti finora per arrivare all’obiettivo di buono stato ambientale di tutte le acque entro il 2020, come previsto dalla direttiva quadro Ue. Il Mediterraneo presenta uno degli ecosistemi più ricchi al mondo con 17mila specie. Questo non è sufficiente a fermare le brutte abitudini: solo il 6,1 per cento dei suoi stock ittici è pescato in modo sostenibile e solo il 12,7 per cento della sua area non riscontra problemi di inquinamento.

Numeri troppo bassi se si pensa alle numerosissime vite animali e vegetali che popolano il Mare Nostrum. Dunque, è importante mantenere la situazione sotto controllo mettendo in atto politiche ambientali efficaci e investendo in conoscenza e cooperazione tra Paesi. Nello specifico, per quanto concerne gli stock del Mediterraneo pare che siano sovrasfruttati, anche se sembra si stia facendo qualcosa al riguardo. A testimoniarlo, la pesca del tonno rosso che dovrebbe raggiungere livelli di sostenibilità soddisfacenti nel 2022.

“Prendo atto con rammarico – ha commentato al quotidiano La Repubblica, il commissario Ue competente Virginijus Sinkevicius – che gli Stati membri dell’Ue non raggiungeranno il buono stato ambientale di tutte le acque marine, che era un obbligo legale entro il 2020. La Commissione avvierà una revisione della direttiva quadro sulla strategia marina per vedere cosa ha funzionato e cosa no e agire sulle carenze individuate”.

Nel rapporto si legge che la direttiva quadro Ue sul mare, che risale al 2008, non è bastata ad affrontare questa drammatica circostanza e che è necessario un maggiore impegno per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’Agenzia, inoltre, aggiunge che, nonostante sia una normativa completa e ambiziosa, bisognerebbe rafforzarla per far fronte alla pesca eccessiva, all’inquinamento da materiali come la plastica e da sostanze chimiche come i fertilizzanti.

Al momento restano da tenere sotto osservazione l’Adriatico, il Golfo di Biscaglia e il Mar del Nord dove la pressione delle attività umane è particolarmente forte. Sarà fondamentale prendere le giuste misure per far tornare i mari al loro stato ottimale di salute e salvaguardare l’intero ecosistema marino.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org