Si chiama “Grow”, un’installazione luminosa che copre un campo coltivato di circa 20.000 m2 all’interno di una Farm, ed è l’ultimo progetto dell’incredibile studio olandese Roosegaarde, in collaborazione con Wageningen University & Research, BioLumic and MediaMonks. Questa installazione è la perfetta convergenza tra arte, natura, scienza e nuove tecnologie e potrebbe portare ad un’importante svolta nel mondo dell’agricoltura sostenibile. Spieghiamo subito perché: quest’opera, creata con un team di scienziati, è stata progettata sulla base delle tecniche di fotobiologia dei sistemi di illuminazione. Le luci trasmettono verticalmente determinate frequenze di rosso, blu e ultravioletti per qualche ora dopo il tramonto, light-show che servirebbe ad implementare la crescita e la resilienza delle piante, riducendo del 50% l’uso di pesticidi.

Grow – Night (Credits: Roosegaarde Studio)

L’effetto visivo è una sublime danza di luci che vortica tra i rami e le foglie dei campi, che stravolge l’agricoltura trasformandola in “agri-cultura”, invitando le persone a rivalutare il paesaggio che le circonda, in continuo mutamento grazie alla luce, ma rimanendo sempre il punto primordiale di contatto con la vita di tutti noi. Grow, quindi, è una doppia terapia, per le piante e per l’uomo, che permette di instaurare un nuovo tipo di rapporto fatto di armonia, bellezza e rispetto della terra senza la quale non potremmo vivere.

 Un ringraziamento a Daan Roosegaarde, artista e fondatore dell’omonimo studio (che ricorderete per la virale pista ciclabile luminescente ispirata alla Notte Stellata di Van Gogh, realizzata ad Eindhoven nel 2015), sembra a questo punto dovuto. E vorremmo ringraziarlo per continuare a dimostrare come la ricerca artistica e culturale sia un elemento fondamentale della società contemporanea, che può solo implementarne la crescita e lo sviluppo, anche lì dove sembra non entrarci nulla. Perché in fondo, di questo si tratta.

Grow (Credits: Roosegaarde Studio)

I Paesi nordeuropei si mantengono fucina di innovazione grazie specialmente agli investimenti che pubblico e privati fanno nella ricerca, nelle agevolazioni verso le nuove piccole e grandi istituzioni culturali, ma soprattutto sempre con profondo rispetto per il territorio che li circonda. A differenza di quanto avviene in Italia, dove le Università non vengono nemmeno menzionate nei DPCM e non si investe sui giovani, ostinandosi a portare avanti una politica di avidità volta solo ad alimentare la grande industria e mantenendo alta la convinzione secondo cui il benessere della persona è dettato esclusivamente dalla quantità di beni di consumo che riesce a possedere, a discapito della salute, della natura, della cultura e della bellezza.

La presunzione ereditata da un grande passato e dalle innumerevoli menzioni nei libri di storia, non ci fanno accettare il fatto che il mondo intorno a noi è andato avanti, si è evoluto, spesso grazie ai nostri famosi cervelli in fuga, e non ci fa rendere conto di aver sviluppato un rapporto tossico con quell’ideale storico di noi stessi, cristallizzandoci nel tempo. La grande élite intellettuale del nostrhttps://www.studioroosegaarde.net/storieso Paese deve uscire dalla “bolla novecentesca” nella quale si è rinchiusa, altrimenti con un quadro culturale così tragico non c’è da sorprendersi se logiche ancora più superate come quelle suprematiste rischiano di trovare drammaticamente largo consenso.

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Sarah Campisi -ilmegafono.org