La Cop26, Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, in corso a Glasgow, rischia di passare come una grande operazione di ipocrisia. Sul tavolo della Cop26, infatti, vi sono tutte le tematiche stringenti legate al cambiamento climatico, all’ambiente, all’aumento delle temperature globali, all’inquinamento. Peccato che nel corso di questi primi giorni di Conferenza, i cieli scozzesi siano stati letteralmente invasi da aerei e jet privati, utilizzati per trasportare i leader mondiali diretti a Glasgow.

Solo nella giornata di domenica scorsa sono atterrati almeno 52 jet privati legati alla Cop26, e, secondo le previsioni, questa “piccola” invasione potrebbe generare 13000 tonnellate di CO2, che si traduce in emissioni tossiche, corrispondenti alla stessa quantità prodotta da 1600 inglesi ogni anno. Il totale dei jet privati attesi è pari a 400, tali da creare un vero e proprio ingorgo nei cieli della Cop26. Un numero che stride con le intenzioni della Conferenza e dei leader mondiali che ne hanno usufruito.

I jet privati sono molto più inquinanti degli aerei commerciali, dei quali invece si è servito il Principe Carlo. I jet infatti producono circa due tonnellate di CO2 ogni ora. Il presidente USA, Joe Biden, per essere alla Cop26, produrrà da solo 100 tonnellate di emissioni tossiche: la sua flotta è costituita da quattro aerei, da un elicotteri e da numerose auto, tra cui alcuni SUV.

Tracciare le persone (e i leader) a bordo dei jet privati non è sempre possibile, dato che molti velivoli sono stati noleggiati, sebbene le rotte percorse siano regolarmente coperte da aerei commerciali. Chi si è servito delle compagnie pubbliche ha tuttavia incontrato difficoltà a causa dell’ingorgo di jet: il premier britannico Boris Johnson, ad esempio, è partito da Roma con un Airbus A321 battente bandiera del Regno Unito, ma è rimasto in volo per circa 20 minuti una volta giunto a Glasgow, tale era il traffico dei jet privati. Come lui anche il presidente della Corea del Sud, arrivato da Roma.

Basti dunque questo quadro legato ai trasporti per comprendere le difficoltà di partenza della Cop26, che neanche sui punti basilari, come quello dei trasporti “personali”, riesce a dare risposte soddisfacenti. Non è ancora il momento di bilanci e conclusioni, ma l’inizio non si può dire roseo, o meglio, “green”.

Redazione -ilmegafono.org