Il 4 marzo 2023 è ormai una data storica, perché in quel giorno di tardo autunno di un anno fa è stato compiuto un passo importante per lo sviluppo sostenibile e la tutela degli oceani del nostro Pianeta. In quell’occasione, infatti, le Nazioni Unite hanno approvato il Trattato globale sugli Oceani, un patto legalmente vincolante per conservare e garantire la biodiversità oceanica (leggi qui). Un lungo negoziato, guidato dall’ONU, che alla fine ha portato all’accordo finale, fondamentale per fissare e provare a raggiungere il cosiddetto obiettivo “30×30”, ovvero proteggere il 30% della terra e del mare entro la fine del 2030. È trascorso meno di un anno e le parole cominciano pian piano a trasformarsi in fatti, o meglio in atti concreti. Pochi giorni fa, infatti, il Cile ha ratificato il Trattato globale per la protezione degli Oceani. Si tratta del primo Paese al mondo a ratificarlo, grazie al voto unanime del Senato.

Una decisione importante e che lascia ben sperare in vista della Conferenza ONU sugli oceani, in programma nel 2025, quando almeno 60 Stati dovranno avere già ratificato l’accordo, affinché esso possa entrare in vigore. Il voto del Senato cileno è “un primo passo cruciale verso la protezione degli oceani”, commenta Laura Meller, referente della campagna “Protect the Oceans” di Greenpeace. “Ci auguriamo che altri Paesi – continua Meller – seguano al più presto l’esempio del Cile per dare concretezza al Trattato e proteggere realmente i nostri mari”.

Il Trattato globale sugli Oceani è l’accordo ambientale più significativo dopo quello sul clima siglato a Parigi nel 2015. A firmare il Trattato globale sugli Oceani sono stati già 84 Paesi, inclusa l’Italia, ma è necessario che esso venga ratificato da almeno 60 Stati per poter entrare in vigore e perseguire l’obiettivo di proteggere il 30% dei nostri mari entro il 2030. Per quanto riguarda l’Italia, come tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, il nostro Paese si è impegnato a ratificare il Trattato prima della Conferenza ONU sugli Oceani che si terrà a Nizza (Francia) nel giugno 2025.

“Gli oceani in tutto il mondo – sottolinea Greenpeace nel suo comunicato stampa – sono sempre più minacciati da pesca industriale, inquinamento e, in ultimo, dal rischio emergente del deep sea mining, l’estrazione mineraria in acque marine profonde”. Quando sarà effettivamente entrato in vigore, il Trattato globale sugli Oceani costituirà “uno strumento giuridico fondamentale per creare nuovi santuari marini, anche nel Mediterraneo, e raggiungere l’obiettivo di tutelare almeno il 30% della superficie delle acque del globo, salvaguardando la vita negli oceani da cui dipende anche la nostra sopravvivenza”. Un obiettivo cruciale che però richiede uno sforzo concreto da parte degli Stati firmatari del Trattato, che ora devono affrettarsi a ratificarlo, seguendo l’esempio del Cile, che con il suo atto ufficiale ha segnato un momento storico. Il Paese sudamericano ha fatto il suo dovere, ora tocca anche agli altri. A cominciare dall’Italia.

Redazione -ilmegafono.org