La fine dell’estate, come ogni anno, porta con sé l’inizio della Serie A di calcio. Tra i tanti volti nuovi c’è quello di Romelu Lukaku, centravanti belga che è passato dal Manchester United all’Inter per una cifra record vicina agli 80 milioni di euro. Purtroppo oltre a lustrarsi con nuovi e vecchi grandi campioni, il nostro calcio deve fare i conti anche con la solita insopportabile piaga del razzismo. È infatti bastato attendere la seconda giornata perché si ripresentasse il problema con gli ultras del Cagliari che, proprio per indispettire il centravanti dell’Inter, hanno iniziato ad insultarlo per il colore della pelle. Un atteggiamento vigliacco che è stato ripreso dallo stesso Lukaku il giorno dopo con un appello su Instagram che nel giro di pochi attimi è diventato virale, al punto da scomodare l’UEFA. Il massimo organo amministrativo del calcio europeo, attraverso un comunicato, ha intimato agli arbitri di tutta Europa di bloccare le gare quando si verificano episodi di tal genere.

A questo punto si è generato un paradosso che in tutto il mondo avrebbe avuto dell’incredibile, mentre purtroppo da noi è routine. Mentre la società del Cagliari Calcio si affrettava a prendere le distanze dai propri “tifosi”, a sostegno dei razzisti da curva è arrivato un clamoroso quanto delirante comunicato da parte di gruppi ultras interisti, esponenti del più caldo tifo nerazzurro. In questa lettera aperta, Lukaku è stato invitato, da quelli che dovrebbero essere i suoi sostenitori, a guardare ai buu razzisti come a una “forma di rispetto per il fatto che temono i gol che potresti fargli”. Una frase che spiega perfettamente il ragionamento vigliacco tipico di questi soggetti che magari in parte non saranno razzisti ma che vedono il razzismo come il mezzo per raggiungere un fine, immolando all’altare del calcio qualunque forma di cultura e di rispetto pur di perseguire un bene superiore: il successo della propria squadra.

Una prospettiva che lascia sgomenti e che ha generato l’indignazione generale del mondo del calcio, ma che soprattutto suona come un vibrante campanello d’allarme sul clima di odio e di sottovalutazione del male che ormai si respira in questo paese. La mentalità ultras, basata sull’odio e sulla violenza verbale (e non), è stata completamente sdoganata. Basti pensare che appena 9 mesi fa, l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si era recato a una festa degli ultras del Milan descrivendoli come “tante persone perbene, pacifiche e tranquille”, condendo il tutto con una bella foto che lo immortalava con uno dei capi ultras rossoneri condannato per spaccio di droga.

Insomma il problema non è solo la follia di queste persone che spesso e volentieri non sanno neanche quello che fanno o dicono, il vero disastro sta nel rendere questi signori interlocutori credibili solamente allo scopo di abbassare il livello del dibattito e attirare consensi, con la conseguenza di espandere una mentalità retrograda e ignorante. Sulla vicenda Lukaku si esprimerà il giudice sportivo, che ha preso tempo per entrare in possesso di tutti gli atti necessari a prendere una decisione finale. Sul destino di questa mentalità delirante e intollerante invece sarà la storia ad esprimere la sua sentenza, ancora una volta.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org