Sono più di 1.300 le tonnellate di rifiuti in plastica che sono state spedite illegalmente dall’Italia in Malesia solo nei primi nove mesi del 2019. È quanto è stato scoperto dall’Unità Investigativa di Greenpeace Italia, che ha consegnato alle autorità competenti tutta la documentazione dell’indagine. Nello specifico, su 65 spedizioni avvenute per via diretta, 43 sono state destinate a impianti privi dei permessi per importare e riciclare rifiuti stranieri. Di conseguenza, è stato messo in luce come queste operazioni siano state eseguite senza rispettare ambiente e salute umana.

“Pochi mesi fa – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – abbiamo mostrato le drammatiche conseguenze sanitarie e ambientali delle esportazioni di rifiuti in plastica dall’Italia verso la Malesia. Ora, con questa nuova inchiesta, sveliamo le illegalità che si celano dietro questi fenomeni”.

Grazie all’utilizzo di telecamere nascoste, sono state raccolte le testimonianze di alcune delle aziende malesi disposte a importare illegalmente i nostri scarti. In questo modo è stata rilevata la presenza di rifiuti plastici provenienti dall’estero, Italia inclusa, abbandonati all’aperto generando un grande impatto ambientale. Un lavoro che l’associazione ambientalista è riuscita a effettuare tramite i documenti riservati, ottenuti dal governo di Kuala Lumpur, contenenti i nomi delle 68 aziende malesi autorizzate a importare e trattare rifiuti in plastica dall’estero, e uno studio di diversi mesi.

Nonostante sia sprovvista di un sistema di trattamento e recupero efficace e di rigorose regolamentazioni ambientali, la Malesia è tra le principali mete dove confluiscono rifiuti occidentali in plastica di bassa qualità e di difficile riciclo. Si crea così un mercato globale spesso illegale nel quale entra a fare parte anche la spazzatura del nostro Paese (ne avevamo parlato lo scorso anno). A tal proposito, gli attivisti chiedono al governo italiano di prendere al più presto provvedimenti per fermare questo traffico illegale di rifiuti.

“L’esportazione dovrebbe essere l’ultima ratio, una società tecnologicamente avanzata deve essere in grado di gestire i propri scarti – dichiara Paola Ficco, giurista ambientale e avvocatessa -; se non lo è, deve interrogarsi seriamente su quello che sta facendo. Il punto non è se i rifiuti plastici italiani debbano essere spediti in Malesia, è che questi rifiuti non dovrebbero essere spediti all’estero”. “Si tratta di una situazione inaccettabile – aggiunge Ungherese – che conferma, ancora una volta, l’inefficacia del sistema di riciclo e la necessità di adottare misure urgenti per ridurre la produzione di quella frazione di plastica, spesso inutile e superflua, rappresentata dall’usa e getta”.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org