La scorsa settimana, a Roma, l’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio ha presentato la quinta edizione del rapporto “Mafie nel Lazio”, un’analisi dettagliata e precisa che cerca di far luce sulla realtà criminale di Roma e non solo. In occasione della presentazione del rapporto annuale, la Regione Lazio, con la presenza del presidente Nicola Zingaretti, ha scelto una villa confiscata ai Casamonica come location di grande impatto: un segnale deciso, molto forte da parte dello Stato, soprattutto se si considera che lo stesso stabile diventerà una casa famiglia per minori e che quindi tornerà al servizio della pubblica utilità. Purtroppo, però, le buone notizie terminano qui. O meglio: sebbene gli sforzi fatti dalla Regione e, nello specifico, da forze dell’ordine e magistrati, nel confiscare numerosi beni alle famiglie criminali siano da ammirare, apprezzare e supportare, la realtà è tutt’altro che rosea.

Nella Capitale e in tutto il Lazio, infatti, come già scritto nelle scorse settimane, sta avvenendo una trasformazione che rischia di scompigliare le carte in tavola o, più precisamente, di aprire una nuova era nella lotta alla criminalità organizzata. Secondo lo stesso rapporto, infatti, le cellule del narcotraffico presenti a Roma non si limiterebbero più allo spaccio e al controllo delle piazze; al contrario, infatti, queste avrebbero assunto dalle organizzazioni criminali più importanti quei metodi mafiosi che tanto bene conosciamo, come racket, estorsione, ritorsioni, persino omicidi. La lotta la narcotraffico è sempre stata di grande interesse e rilevanza in Italia, soprattutto in una città come Roma dove, secondo alcuni dati, si arriverebbe a sequestrare un ammontare di 5 tonnellate di droga ogni anno. Un giro d’affari importante, è evidente, ma che fino a qualche tempo fa si è limitato a clan “di borgata”, piccole cellule, come dicevamo, che cercavano di svolgere le proprie attività illegali all’interno delle piazze a loro assegnate.

Adesso, però, la situazione sembra cambiata e dal rapporto lo scenario che emerge è uno solo: bisogna stare attenti. E bisogna agire, prima che sia troppo tardi. Le infiltrazioni di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra hanno inevitabilmente stravolto persino il modus operandi dei criminali autoctoni, quelli veramente romani, tra cui i Casamonica stessi. A tal proposito, il presidente dell’Osservatorio, Gianpiero Cioffredi, ha ammesso che esistono “periferie in cui c’è un controllo sociale, in cui i gruppi di criminalità organizzata gestiscono le piazze di spaccio ricercando il consenso dei cittadini”. “I criminali che gestiscono le piazze di spaccio – ha aggiunto – lavorano sull’identificazione di gruppo criminale, attraverso i tatuaggi, l’uso sapiente dei social e attraverso alcuni gruppi musicali che nei loro video fanno un’apologia delle piazze di spaccio”. Per non parlare di quegli esponenti dei Casamonica diventati dei veri e propri manager di cantanti trap romani.

Ecco, quando la criminalità entra a far parte della società, del quartiere, del mondo più ristretto di ogni individuo, che è poi tutto ciò che è rinchiuso tra quei 5-6 pollici di uno smartphone, significa che il problema sta diventando ancora più ampio e radicato e che va frenato il prima possibile. Infine, non si può non tornare a parlare di Covid-19 e dei fondi europei attraverso cui l’UE sta cercando di aiutare i Paesi più colpiti: milioni e milioni di euro pronti ad arrivare nelle casse italiane. Milioni di euro a cui la criminalità organizzata sta ovviamente puntando e che tutti, davvero tutti, dovranno essere bravi ad usare diligentemente e in maniera trasparente.

Lo stesso Zingaretti, intervistato proprio in merito, ha affermato che “quando si parla di fondi europei, c’è la percezione di essere assediati”. “Dove ci sono soldi pubblici – ha continuato – c’è sempre qualcuno che vuole metterci le mani. Dobbiamo mettere al riparo dalle mafie le nuove risorse europee che arriveranno per la crisi Covid”. Per far ciò è importante dire “no all’omertà di chi non vuole riconoscere” che esiste la mafia nel Lazio. Una mafia sempre più potente e dalla fisionomia sempre più difficile da definire secondo canoni consueti.

Giovanni Dato -ilmegafono.org