Lo scenario emerso dall’ultimo rapporto presentato dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) assume aspetti preoccupanti per l’Italia. Il nostro Paese, in compagnia di Grecia e Slovacchia, detiene infatti il più alto numero di zone a rischio inquinamento, stabilendo così un primato che non è riscontrabile in nessun’altra parte d’Europa. “Ampie aree dell’Europa sud-orientale e dell’Italia – si legge nel rapporto – si trovano sia nel 20% delle regioni con la più alta esposizione alle polveri sottili, sia nel 20% delle regioni con i livelli più bassi di istruzione superiore”.

Secondo lo stesso studio, tra i fattori che determinano un risultato così allarmante vi sono, oltre all’inquinamento, le differenze socio-economiche e le ondate di calore proprie della zona più meridionale del Continente. Il fatto che i rischi maggiori per la salute si registrino in aree nelle quali i livelli di istruzione e il reddito medio sono più bassi della media europea non deve sorprenderci: in queste zone, infatti, da un lato, vi è una consapevolezza inferiore del pericolo inquinamento, dall’altro, è sempre più difficile investire nell’isolamento termico della propria abitazione proprio a causa di fattori economici. Ciò significa che, proprio laddove le diseguaglianze sono più alte, vi è una maggiore incapacità di gestire i fenomeni meteorologici estremi.

Nello specifico, le aree prese in considerazione dallo studio sarebbero esposte a ben tre tipi di inquinamento atmosferico: da particolato, da biossido di azoto e da ozono troposferico, ai quali si aggiungono inoltre quelle ondate di calore che negli ultimi anni si sono presentate con sempre maggiore frequenza e persistenza. Come già accennato, i Paesi maggiormente colpiti sono proprio la Grecia, la Slovacchia e l’Italia (soprattutto il Nord), con Torino che svetta al primo posto tra le città più inquinate. Tutto ciò è il risultato di una presenza massiccia di fabbriche, attività commerciali, ma soprattutto del traffico e dei fattori menzionati poco sopra.

Secondo Hans Bruyninck, direttore esecutivo della Eea, “nonostante il successo altamente significativo delle politiche europee nel corso degli anni, sappiamo che in tutta l’Ue si può fare di più per garantire che tutti gli europei, indipendentemente dall’età, dal reddito o dall’istruzione, siano adeguatamente protetti dai rischi ambientali con cui ci confrontiamo”.

Tale affermazione deve farci riflettere: persino nelle città più ricche (Torino stessa ne è un esempio), sono sempre le fasce più povere ad essere le più esposte ai rischi dell’inquinamento, a dimostrazione del fatto che il fattore economico è sempre più di elevata importanza e rilevanza. Insomma, alla luce di tutto ciò, è evidente come l’Italia debba far fronte ad un nuovo tipo di problema, ben più pericoloso e imprevedibile di quelli con cui siamo abituati a misurarci.

Certo, il caso inquinamento non è affatto nuovo, ma è proprio in quest’ultimo periodo che i primi, tragici risultati di politiche ed abitudini scellerate stanno iniziando a presentare un conto che ​ potrebbe diventare troppo salato.

Giovanni Dato -ilmegafono.org