Un bagno di sangue. Dobbiamo aggiungere anche questa frase all’elenco delle vergogne finite nella narrazione dell’attualità italiana. Una frase agghiacciante, ancor più perché pronunciata da chi si richiama a una storia che il sangue, sulle nostre strade, lo ha fatto scorrere copiosamente. Fascisti, nemici della democrazia, gente che è il materiale di risulta di una tradizione che, in Italia, riporta al regime, alle violenze, agli eccidi, al terrorismo, alle stragi di innocenti. Fascisti, individui per i quali la legge non deve essere sempre uguale per tutti. Soprattutto se sono loro ad esser chiamati a rispettarla.

CasaPound, il nugolo di estremisti che, insieme ad altri gruppuscoli aberranti, infettano i quartieri delle nostre città con simboli sterili e parole tetre, occupa abusivamente un palazzo dell’Esquilino a Roma. Quel palazzo, come ha stabilito una Procura, deve essere sgomberato e riconsegnato alla comunità. Pare però che la Guardia di Finanza non abbia potuto effettuare lo sgombero perché gli attivisti fascisti avrebbero minacciato che, in caso di un tentativo di sgombero, ci sarebbe stato un “bagno di sangue”. La cosa assurda è che alla fine i militari hanno rinunciato e addirittura si è assistito a strette di mano amichevoli tra fascisti e uomini della Digos.

Un rinvio, possibilmente per comprendere meglio il da farsi o perché ci sono in ballo delle situazioni sulle quali riflettere, questo non lo sappiamo. Quello che sappiamo però è che in questo Paese la legge non è uguale per tutti, soprattutto per i fascisti, che già dalla legge e dalla Costituzione dovrebbero vedersi impedire la possibilità di dar vita a organizzazioni che si richiamino all’ideologia del Ventennio (come ha ben ricordato Giulio Cavalli in un video).

Ai fascisti, se è vero quanto emerso dalle cronache, si permette di minacciare, di fermare una operazione mirata a ripristinare la legalità. Quando invece lo stabile è di una associazione di segno opposto, come il Baobab, che tutela la dignità e i diritti degli ultimi, o se è occupato da migranti in difficoltà, allora si entra, si avanza, si sgombera e si usano manganelli e tutto quel che serve, senza alcun rinvio o strette di mano. È la stortura della nostra fase politica, è la retorica della sicurezza italiana, quella che individua come nemici i poveri cristi e poi lascia in pace chi invece minaccia davvero la sicurezza del Paese e la sua salute politica, la sua democrazia.

Fascisti, come quelli che ogni giorno riempiono le cronache con i pestaggi, gli atti di intolleranza, le logiche da apartheid, le ronde illegali (ma naturalmente ammesse e tollerate da questo governo e dalle forze di polizia), gli insulti razziali, i legami con la criminalità organizzata. Fascisti che il sangue lo fanno scorrere ancora, quando massacrano di botte un migrante, quando lo pestano in cinque contro uno, quando prendono di mira un ragazzino di un movimento studentesco e lo buttano dentro un naviglio, quando si travestono da giustizieri e sparano per strada a chiunque abbia la pelle nera.

Teppaglia, spesso mischiata ai gruppi ultras, gente fanatica che si sparpaglia in mille sigle e movimenti che dicono di ispirarsi a questo o a quello (interessante in proposito l’analisi fatta qualche mese fa da Christian Raimo su Internazionale), fingono di avere una radice culturale, ma in realtà sono solo truppe di ignoranti determinati a creare odio, a rimettere in discussione una storia che li ha sconfitti politicamente, militarmente e culturalmente. Questa gente però è pericolosa e il vero bagno di sangue lo sta facendo nelle scuole, sui social, nei quartieri, dove fa proselitismo, utilizzando false informazioni, drogando i ragazzini con farneticazioni abominevoli, impastando le menti labili dei più piccoli con concezioni astruse di patria, famiglia, onore e doveri.

Gente che sta colmando i vuoti dello Stato e della cultura con la logica della violenza, con una idea distorta di moralità, con una finta appartenenza a una democrazia che li tollera e alla quale sono allergici. Un bagno di sangue. Ecco cosa sanno fare, minacciare, ma solo quando sono in tanti, quando sanno di poter fare branco, come degli ultras o dei delinquenti qualsiasi. La verità è che ambiano i tempi ma loro non cambiano mai. Quello che purtroppo cambia è la percezione delle istituzioni, che oggi sembrano concedere ogni impunità agli estremisti di destra, anzi ne sfruttano il lavoro sporco che conduce a una direzione condivisa.

Ecco, la sicurezza oggi è messa in pericolo da questa gente e dai loro legami, nei quartieri, nelle città e sul piano transnazionale. Il governo dovrebbe concentrare su di loro e sulle mafie (spesso loro alleate) gli sforzi per una maggiore sicurezza. Ma sarebbe come chiedere a un difensore di una società di calcio di fare un gol nella propria porta o di falciare un proprio compagno di squadra. Non è possibile. Non è nemmeno ipotizzabile. Intanto, però, la legge, quella che i gialloverdi dicono che non deve essere mai violata, viene calpestata quotidianamente a passo d’oca e con le braccia tese.

E parte della magistratura è responsabile di tutto ciò. Perché in Italia esiste una grave anomalia: se sei un sindaco che si batte per garantire dignità e salvare vite umane finisci agli arresti o cacciato dalla tua città; se sei una maestra che offende dei poliziotti in un corteo ti mettono alla gogna, ti denunciano, ti tolgono il lavoro; se siete militanti o giornalisti che si oppongono a un corteo di neofascisti ti denunciano, come avvenuto a Ragusa a 49 persone (leggi qui). Se sei un fascista, invece, sei una sorta di specie protetta e non ti tocca nessuno.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org