Contemporaneamente alla recente manovra di difesa dalla gravissima minaccia dei free-party illegali varata dal neo-governo Meloni, al MEET di Milano è stata inaugurata una peculiare mostra su un gruppo artistico che, in qualche modo, da quella contro-cultura è nato. I Giovanotti Mondani Meccanici (o GMM) è un collettivo artistico nato a Firenze nei primissimi anni ‘80 dall’incontro tra lo scrittore Andrea Zingoni (Firenze, ‘54) e l’artista Antonio Glessi (Gorizia, ‘54) , ai quali si unì prestissimo anche il dj Maurizio Dami, aka Alexander Robotnik (Firenze). All’epoca, i 3 “giovanotti” avevano poco più di 20 anni e stavano vivendo la prima ondata di rivoluzione tecnologica che ha visto i computer entrare nelle case, modulatori e sintetizzatori “sostituirsi” agli strumenti musicali e il fascino del pixel prendere il sopravvento. Nel 1984, sulla famosa rivista underground italiana “Frigidaire”, esce il primo fumetto al mondo realizzato al computer, firmato GMM.

Nel ciclo di mostre “Le Radici del Nuovo”  sulla nascita dell’arte digitale italiana, che Maria Grazia Mattei sta raccontando al MEET, la mostra “GMM – Reloaded” si inserisce con fierezza nel dibattito contemporaneo che vede protagonista il mondo delle feste techno. Oltre ad essere pionieri del fumetto digitale, infatti, i GMM sono stati tra i primi sperimentatori della relazione tra immagine e suono, grazie alle colonne sonore di Robotnik. Nell’era della nascita e della proliferazione della musica elettronica, i GMM si trovavano spesso al Tenax di Firenze, dove Dami era dj, mentre Zingoni e Glessi proiettavano dal vivo disegni e animazioni a passo uno, posizionandosi anche tra i primi vj (visual jokey) del nostro Paese. Da quella musica, da quegli eventi, da quella cultura, nasceranno a breve, anche nel nostro Paese, le “feste libere” illegali.

Ma la massima influenza con la controcultura la troviamo nella produzione degli anni ‘90, in concomitanza con la proliferazione della musica Techno tra i più giovani, come l’installazione Technomaya in Infotown, dove gli Electronic Mandala (frequenze di interferenze video kaleidoscopiche) hanno incantato gli spettatori al Centro Pecci di Prato. Oggi, nella sala immersiva del MEET, le proiezioni di questa installazione sono ancora accompagnate dalle frequenze sonore elettroniche, dai bpm veloci e dal forte gusto psichedelico. La contro-cultura degli anni ‘80 e ‘90 viene dunque qua storicizzata, istituzionalizzata, come è successo ad altre forme artistiche non propriamente legali, come ad esempio la Street Art. Ci si aspetta, nell’era del progresso, che l’accettazione delle forme artistiche, espressive, culturali e musicali, non vengano più demonizzate, che possa esistere un’accettazione del diverso, che possa essere quasi scontata una comprensione pacifica delle infinite sfumature di cui quell’insieme di esseri umani che chiamiamo società si compone.

Naturalmente la cultura “Rave” – che ricordiamo si distacca totalmente dagli eventi in locali privati – risulta fastidiosa, sporca, incomprensibile ai più, ma soprattutto impertinente, poiché non chiede mai permesso, e ciò è legittimo. Ma come abbiamo smesso di demonizzare la Street Art, rendendola anzi parte integrante e valore aggiunto di moltissimi contesti urbani, potremmo anche – in Italia, si intenda – smetterla di perpetrare lo stereotipo del “pugno di drogati senza arte né parte” che aleggia sulle persone che frequentano questi ambienti. Non tutti in questa società si sentono a loro agio nell’incasellamento preimpostato, per questo motivo si sono creati e sempre si creeranno nuovi modi, moti e movimenti per far sì che ci si possa esprimere al meglio e si possa provare, anche solo per una manciata di ore, quel senso primitivo di libertà che la società della performance continua a sopprimere.

Nei loro fumetti, i GMM erano 3 cyborg senza scrupoli che ammazzavano, stupravano e picchiavano tutti coloro che venivano ritenuti cattivi. Tre uomini cybernetici in giacca e cravatta che giudicavano malvagio tutto ciò che era diverso da loro, qualcosa che, ahinoi, dopo più di 30 anni, non si distacca molto da ciò che ancora oggi viviamo. Pe questo motivo concludiamo con le parole di esordio di quel primo computer-fumetto, “Melodramma Notturno” che recitano: “Mai come nella Nuova Era vi è stata la necessità di fare la faccia truce e di gridare losche minacce. Così i nuovi idoli della notte, invece di trattare galantemente le belle eroine, saranno i loro carnefici”.

Sarah Campisi -ilmegafono.org