La deriva della biodiversità in Europa è iniziata circa trent’anni fa, quando gli habitat naturali stavano pian piano scomparendo dal Vecchio Continente a ritmi impressionanti. Tra le cause principali vi sono sicuramente uno sviluppo eccessivo delle infrastrutture, l’inquinamento, il consumo del suolo e l’espansione delle aree urbane, killer della biodiversità e di habitat quali terre umide, brughiere, dune di sabbia. La Direttiva Habitat, che quest’anno compie trent’anni, insieme al programma finanziario LIFE della Commissione Europea che hanno garantito la messa in atto della rete Natura 2000, ha arginato questo sistema di distruzione della biodiversità, con una maggiore conoscenza dei territori e una buona diffusione di abitudini più virtuose.

La biodiversità è appunto al centro del nuovo dossier di Legambiente “Biodiversità a rischio” (leggi qui), che ne analizza lo stato in Italia, in Europa e nel mondo, mettendo in luce diversi progetti che hanno protetto e consentito la conservazione di diverse specie animali e vegetali. Come si legge nel dossier di Legambiente, sono diverse le specie, e relative biodiversità, a essere state tutelate da progetti italiani: “Il Grillaio (Falco naumanni) del Mediterraneo al centro del progetto LIFE FALKON, anfibi e farfalle – come l’Ululone appenninico, la Salamandrina di Savi, il Tritone crestato italiano, la Falena dell’edera e il Bombice del prugnolo tra le specie target del LIFE WetFLYAmphibia -, le orchidee spontanee (non coltivate) di LIFE ORCHIDS, i fiori appenninici come Giaggiolo della Marsica o la Scarpetta di Venere del progetto FLORANET, ma anche il camoscio appenninico al centro di LIFE CORNATA, incoronato tra i “Best Life” nel 2015 dalla Commissione Europea. E poi il lupo del progetto LIFE WOLFNET per arrivare alla tartaruga marina Caretta caretta, la più diffusa tartaruga del Mediterraneo protagonista di LIFE TARTANET e TARTALIFE”.

Tra queste specie ve ne sono anche alcune in via d’estinzione, vittime di bracconaggio, conflitti con gli allevatori, e altri fattori antropici. È a loro che Legambiente dedica il report annuale sulla biodiversità.

Redazione -ilmegafono.org