I cambiamenti climatici agiscono con violenza su diversi comparti della salute dell’ambiente, dalle temperature ai terreni, passando per le coltivazioni. La ricerca portata avanti dall’università di Firenze, dalla Regione Marche, da Navdanya International e Firab ha fornito soluzioni interessanti sulla salvaguardia del patrimonio genetico delle coltivazioni agricole, fortemente compromesso dai disastri ambientali. Questi ultimi, infatti, sarebbero alla base di una serie di fenomeni consequenziali quali i periodi di siccità, le forti precipitazioni che distruggono i raccolti e, addirittura, le intolleranze alimentari. Nonostante tutto, il patrimonio genetico agricolo è ancora molto ricco e variegato: su circa diecimila specie vegetali utili per l’alimentazione, se ne utilizzano soltanto dodici per coprire l’80% del fabbisogno nutrizionale.

Il progetto LIFE SEMENte parTEcipata, presentato nel corso della fermata di Arezzo del Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato, si propone di ottenere varietà vegetali in grado di poter resistere al cambiamento climatico grazie ad un patrimonio genetico capace di evolvere insieme al clima e quindi più resistente. Quanto ai suoli, potranno essere meno danneggiati data la minore richiesta di energia per la crescita.

Da Navdanya International fanno sapere che la selezione dei semi trattati sarà effettuata da scienziati ed agricoltori insieme, assicurando così la produzione autonoma e la custodia e tutela della biodiversità, a vantaggio della qualità dei prodotti coltivati. Una nota del tutto positiva è stata rilevata sui semi d’origine antica, che, dopo le indagini condotte a Perugia dalla Aiab, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, si sono rivelati adatti alle colture biologiche e alla corretta alimentazione di persone colpite da intolleranze alimentari. Tra i semi analizzati vi sono il farro Monococco, il grano del Faraone e frumenti teneri risalenti all’epoca preindustrializzata.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org