L’inquinamento provocato dalla plastica è un problema sempre più attuale che sta devastando diverse parti del nostro pianeta. A soffrirne particolarmente sono i mari e gli oceani, che ogni anno sono intasati da oltre 8 milioni di tonnellate di questo materiale. Nello specifico, si parla delle microplastiche, frammenti di polimeri inferiori ai 5 millimetri, che hanno invaso le acque, ma ora sembra che siano entrate anche nella catena alimentare.

Se infatti dalle creature che vivono negli oceani sono passate agli animali terrestri, adesso si trovano persino nell’uomo; addirittura potrebbero essere presenti nel 50 per cento della popolazione mondiale. In sostanza, sono dentro di noi e ne stiamo ingerendo più del previsto. Nel caso degli insetti, quali le zanzare o le libellule, sembra che essi siano in grado di ingerirle e trasportarle.

Per quanto riguarda gli esseri umani, i ricercatori dell’Agenzia dell’Ambiente austriaca hanno effettuato uno studio su un piccolo gruppo di otto partecipanti provenienti da Europa, Giappone e Russia, arrivando a una scoperta abbastanza chiara: per la prima volta sono state trovate anche nelle feci umane. Delle particelle di microplastiche esaminate, ne sono state trovate ben nove tipi diversi su dieci varietà testate. Un test che ha confermato il sospetto che potessero giungere anche nell’intestino umano, soprattutto le particelle più piccole che sono in grado di entrare nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico e possono persino raggiungere il fegato. Dimostrato che possono essere anche all’interno di noi, resta da capire quali potrebbero essere le conseguenze per la salute umana.

Dunque, per combattere questo fenomeno, in settimana si è tenuto un vertice, “Our Ocean”, in Indonesia. A Bali, governi, ong, imprese di riciclo, ambientalisti e oltre 275 marchi internazionali, da Nestlè a Coca Cola, si sono riuniti per trovare una soluzione rapida e globale. L’obiettivo è quello di fare in modo che i rifiuti plastici prodotti non finiscano mai più in mare. Per raggiungerlo, bisognerebbe eliminare gli imballaggi di plastica non necessari attraverso eco design e innovazione e ridurre i prodotti monouso. Il fine ultimo è quello di realizzare una economia circolare della plastica e ridurre globalmente l’inquinamento legato alla diffusione, l’abbandono e la durevolezza di questo materiale.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org