Fuoriuscite di petrolio, pesca industriale, inquinamento da plastica, deforestazione, fracking e contaminazione radioattiva sono solo alcuni esempi di reati ambientali che hanno contribuito negli ultimi decenni a creare l’attuale emergenza climatica ed ecologica in cui ci troviamo. Sono reati che alcuni Paesi hanno già classificato come “ecocidio” nel loro Codice penale, prevedendo pene che vanno anche dai 10 ai 30 anni di carcere in caso di condanna. Ora, per la prima volta, il Parlamento europeo ha approvato una proposta, presentata dalla deputata francese dei Verdi/ALE, Marie Toussaint, per riconoscere l’ecocidio come reato penale. È un passo avanti fondamentale per la tutela dell’ambiente e del pianeta, un’iniziativa che, peraltro, è già stata adottata dal Belgio, il primo Stato dell’Ue a introdurre l’ecocidio nel suo Codice penale a novembre scorso.

Rendendo l’ecocidio un vero e proprio crimine, chi danneggia consapevolmente l’ambiente non può più essere solo citato in giudizio e multato, ma rischia l’arresto. L’ecocidio, infatti, fa sì che tutti gli individui che sono responsabili di finanziare, permettere o causare gravi danni ambientali siano perseguibili penalmente. Il Belgio è stato il dodicesimo Paese al mondo a riconoscere questo reato, mentre sia in Europa che nel resto del pianeta prosegue il lavoro dell’associazione Stop Ecocide International (SEI), per renderlo un crimine internazionale, al pari dei crimini di guerra o contro l’umanità. La Stop Ecocide International (SEI) è nata nel 2017, con l’obiettivo di promuovere il riconoscimento del reato di genocidio, affinché sia inserito nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Il Parlamento europeo si è già espresso a sostegno dell’introduzione del crimine di ecocidio nello Statuto di Roma e ora, con la nuova proposta di direttiva sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale, manca davvero poco perché l’obiettivo della SEI possa essere raggiunto. Gli Stati europei rappresentano infatti il 40% di quelli firmatari dello Statuto di Roma e per modificarlo e introdurre un nuovo crimine internazionale basta una maggioranza semplice. Creare una legge che possa essere seriamente considerata dai governi e dalla Corte penale internazionale avrebbe un enorme impatto sull’atteggiamento dell’intera società nei confronti dei danni ambientali. Questa legge sarebbe uno strumento importante di prevenzione, più persuasivo che punitivo, per richiamare aziende e governi alle loro responsabilità, anche e soprattutto a tutela di gruppi indigeni che spesso sono costretti a migrare verso aree più sicure a causa dei disastri ambientali causati dall’uomo.

Redazione -ilmegafono.org