Il 25 agosto 2018, al porto di Catania, c’ero anch’io. C’erano tantissime persone che cercavano di dimostrare che l’Italia non era solo una triste barzelletta dell’orrore, ma un Paese ancora in grado di umanità e di rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione. Non era una manifestazione politica, nel senso di partiticamente definita, ma lo era nel suo significato profondo di testimonianza civile e civica. A Catania, quel giorno e in quei giorni, davanti alla nave “Diciotti” e agli esseri umani indebitamente trattenuti al suo interno, c’erano prima di tutto cittadini. Certo, c’erano anche attiviste e attivisti politici e c’era anche qualche bandiera di partito, come accade per fortuna quando si vive in democrazia, ma c’erano soprattutto associazioni, giornalisti, insegnanti, avvocati, dipendenti pubblici, studenti, docenti, dirigenti scolastici, psicologi, disoccupati, operai, esponenti del mondo religioso e così via. E c’erano naturalmente le forze dell’ordine, accorse a presidiare una manifestazione pacifica e a riprendere i nostri volti, volti comuni di persone che erano ferme lì, a manifestare, chiacchierare, salutarsi.

Quando i dirigenti di polizia, senza alcuna ragione, hanno dato l’ordine di caricare un gruppo di ragazze e ragazzi, io ero appena dietro le prime file, a una decina di metri, e ho dovuto correre per non finire travolto da quella carica improvvisa, sciocca, inutile, ingiustificata. Ecco cosa accadeva al porto di Catania, quel pomeriggio di agosto in cui anche Iolanda Apostolico era lì, da cittadina prima che da magistrata, da persona che ha studiato e applica il diritto e lo conosce meglio di certi ministri improvvisati. Era lì, dopo la carica, accanto ad un avvocato che rimproverava i poliziotti per la decisione di aver caricato dei ragazzini senza alcun motivo. Era lì a esprimere dissenso. Opportuno per un magistrato partecipare a una manifestazione? Non importa. La risposta è molto più semplice: non è certo la prima volta che i magistrati scendono in piazza sfilando accanto a chi reclama diritti. E la cosa non ha alcuna attinenza con il proprio lavoro e il modo in cui viene svolto. Peraltro, non è nemmeno un reato, né è vietato farlo.

Di certo, sono più discutibili i magistrati che rilasciano interviste nelle quali esprimono opinioni preventive (e fortemente politiche) sui casi soggetti sottoposti a indagini costruite da loro stessi. E in quei casi, vedi il caso Lucano, tutto ciò è stato accompagnato dal silenzio. In un Paese normale, non ci sarebbe spazio per gli attacchi, gli insulti, le polemiche e le annunciate ispezioni, grottesche e inutili, di un ministro confuso e decadente come Nordio. Ma in Italia, la macchina del fango e della distrazione passa sopra ogni logica, perché la destra sovranista al governo non conosce limiti in questo campo, visto che il dossieraggio, la falsificazione della realtà, il complottismo e la gogna mediatica sono i cardini della propria strategia di costruzione del consenso. I video che mostrano la Apostolico in prima linea tra manifestanti e polizia e poi davanti ai poliziotti a contestare, civilmente, la loro scelta repressiva contro una manifestazione pacifica, sono l’arma spuntata della destra per cercare di smontare mediaticamente quella che è invece una decisione giuridica e di diritto.

Perché alla fine, tutto il clamore sollevato dalle forze di maggioranza e dai loro due esponenti di punta è studiato, preparato a tavolino per confondere le acque e nascondere la propria inconsistenza politica e di governo. Le norme contenute nel decreto Cutro e nel decreto delegato approvato di recente, con riferimento al trattenimento nei centri di rimpatrio dei migranti provenienti da Paesi ritenuti non sicuri e alla garanzia finanziaria a loro carico per evitare tale trattenimento, sono illegali e contrarie al diritto internazionale e alla Costituzione italiana. Si sapeva già, come si sapeva che sarebbero state disapplicate, esattamente come prevede la legge. Non c’è da stupirsi, né da immaginare complotti ideologici in capo alla magistratura. Tanto è vero che anche un altro magistrato del Tribunale di Catania, Rosario Cupri, qualche giorno fa, ha preso lo stesso tipo di decisione, applicando un provvedimento identico nei confronti di altri sei migranti provenienti dalla Tunisia.

Che questo sarebbe accaduto lo hanno detto e scritto tutti coloro i quali conoscono la materia e si occupano di diritti e migrazione. Lo avevamo anticipato anche noi su queste pagine: “Lo Stato sceglie, dunque, di abdicare al suo ruolo di garante dei diritti, violenta la Costituzione e il diritto internazionale, approvando una misura che, peraltro, è illegale e che a nazioni come l’Ungheria (dove era stata introdotta una norma simile) è valsa la sanzione da parte dalla Corte di giustizia europea”. Quindi perché agitarsi, urlare al complotto, accendere lo scontro con la magistratura? Esclusivamente per fare scena, per far ricadere su altri corpi dello Stato la colpa della propria manifesta inettitudine, che si nutre di slogan, di decisioni politiche disumane e inutili, di una costante ricerca di un nemico utile a sfamare le funeste nostalgie o le pulsioni xenofobe dei propri elettori.

Elettori che si lasciano affascinare da un uomo, Salvini, che è una macchietta incontenibile e completamente incapace di gestirsi, e da una donna, Meloni, la quale, al di fuori di una discreta abilità a muoversi politicamente quando era all’opposizione, mostra tutta la sua pochezza e la sua lampante e avvilente incapacità di governo. A Giorgia Meloni che afferma che le decisioni dei giudici le appaiono incomprensibili, basterebbe ricordare che è del tutto normale, dal momento che la premier non ha alcuna competenza in materia di diritto, né tantomeno ne conosce le implicazioni internazionali. D’altra parte, la sua carriera politica è stata costruita puntando molto di più sulla superficialità degli slogan e della comunicazione social che su competenze e contenuti. Il caso Apostolico, insomma, altro non è che l’ennesima pagina tragicomica di questa destra allo sbando, tenuta in piedi solo da una ormai atavica inconsistenza delle opposizioni e da un degrado della politica che ha cambiato la fisionomia degli elettori e i criteri di selezione dei temi e dei propri rappresentanti nelle sedi istituzionali.

Un’altra pagina tragicomica di un Paese nel quale si fa la morale a chi si oppone in nome di un principio sacrosanto, per provare a cancellare la propria morale perduta tante volte, tra foto con strette di mano a ultras pregiudicati, frasi sessiste contro vittime di violenza, saluti romani, lobby nere, milioni di euro sottratti ai cittadini (il numero 49 è ormai entrato nella storia politica italiana) e così via. Il caso Apostolico, probabilmente, si sgonfierà gradualmente, man mano che si moltiplicheranno le decisioni dei giudici avverse ai feroci pruriti del governo. E allora bisognerà trovare altro per fomentare il caos e distrarre, o almeno provare a distrarre, avversari politici ed elettori, e continuare questa infinita campagna elettorale che serve solo ai partiti e alle ambizioni individuali di questo o quel segretario, ma che logora e consuma gravemente il Paese, portandolo indietro e oltraggiando i diritti conquistati con sudore e fatica. 

Massimiliano Perna -ilmegafono.org