Da dieci giorni gli abitanti di Hasaka, distretto a nord-est della Siria, lottano contro la scarsità d’acqua dovuta ad uno dei macabri e subdoli attacchi da parte della Turchia di Erdogan. È da tempo che ormai lo Stato turco gioca con le vite umane di curdi e siriani come fossero pedine in suo potere. Mentre, dopo 3 anni dalla presa di Afrin, si teme per la seconda grande invasione turca nel nord-est della Siria, il presidente Recep Tayyip Erdogan sferra attacchi contro la popolazione civile privandoli di uno dei più importanti beni essenziali: l’acqua.

La disperazione dei civili resta un urlo nel silenzio internazionale. Uno dei cittadini di Hasaka denuncia: “Ogni tre o quattro giorni riempio tre serbatoi d’acqua per 4.000 libbre siriane ciascuno. Compro acqua per 72.000 lire siriane al mese. È uguale allo stipendio di due impiegati statali. È molto caro. Posso permettermelo, ma ci sono persone che non possono permettersi queste cifre. Conosco famiglie che non sanno come poter acquistare serbatoi di acqua potabile. Questo vuol dire far morire di sete minori, bambini, persone che non hanno colpe”.

Una morte lenta alla quale già pochi mesi fa abbiamo assistito di fronte all’ennesima interruzione di fornitura idrica imposta dalla Turchia nei confronti del territorio curdo siriano. Non basta la pandemia, un territorio esposto già a rischi di fronte al propagarsi di una emergenza mondiale e una minaccia di invasione che bussa sempre più forte. Ora la popolazione della Siria del nord-est deve fronteggiare anche la lotta per uno dei primordiali diritti, ossia quello alla vita. La stessa che il presidente turco prova a togliergli, a prosciugargli goccia dopo goccia.

Restano alte la voglia di combattere e resistere. A dimostrarlo è il progetto messo immediatamente in piedi dall’amministrazione autonoma del Rojava, un progetto che prevede la ricostruzione di una stazione d’acqua alternativa gravemente danneggiata durante la dura guerra contro l’Isis. Il rifornimento idrico avverrà usufruendo dell’acqua del fiume Eufrate che giungerà attraverso il condotto in ricostruzione fino ad Hasaka. Queste le speranze che germogliano là dove una sanguinaria dittatura, quale quella di Erdogan, cerca di creare un terreno sterile.

Rossella Assanti -ilmegafono.org