A Lona Lases, finalmente, si può tornare a votare. Dopo tre tornate elettorali consecutive, in cui nessuno aveva osato presentarsi come candidato sindaco, adesso qualcosa sembra muoversi. Tra ventiquattro ore, i cittadini e le cittadine del piccolo paese della Val di Cembra, andranno alle urne nuovamente per il rinnovo della giunta e del consiglio comunale. Un’elezione importantissima, soprattutto in considerazione di quanto accaduto nel corso degli ultimi anni. Lo scorso maggio, proprio su queste pagine, avevamo già parlato di come Lona Lases fosse un vero e proprio epicentro mafioso (nello specifico di ‘ndrangheta). L’inchiesta “Perfido”, realizzata negli scorsi anni, ha permesso agli inquirenti di scovare una “specifica struttura criminale locale, dotata di autonomia organizzativa e decisionale, con stretti collegamenti con la cosca di origine”.

Il tutto condito da rapporti troppo stretti tra esponenti mafiosi e imprenditori, politici locali ed elementi della pubblica amministrazione. Insomma, verrebbe da dire ordinaria amministrazione se non fosse che ci troviamo in alta Italia, tra le montagne, in uno dei posti in teoria più tranquilli del Paese. La questione, in realtà, è che la presenza mafiosa e le pressioni esercitate nei confronti della società civile, da quelle parti, non sono più una novità. Al di là di un processo che ha già prodotto due sentenze (una in primo grado, l’altra in secondo), la prova dell’esistenza di questa malapianta è data dal fatto che, per circa due anni, nessuno abbia voluto osare così tanto da candidarsi a sindaco del paese. Come se una figura del genere fosse troppo scomoda. Oppure richiedesse impegni diversi dall’ordinario.

Finalmente, però, domani gli abitanti del piccolo centro trentino potranno tornare a esprimere il proprio voto come avviene in piena democrazia. Certo, la questione resta comunque intricata: a presentarsi, infatti, c’è solo una lista, guidata da Pasquale Borgomeo, ex poliziotto in pensione, che ha scelto di candidarsi a seguito di una richiesta fatta dall’attuale commissario straordinario del comune, Alberto Francini. Inoltre, per poter essere eletto, è bene che il 50%+1 degli abitanti si rechi nei seggi ed esprima un giudizio: altrimenti il rischio è di posticipare ulteriormente il tutto. “Cerchiamo di far uscire il Comune da questo blocco e abbiamo accettato questa sfida di riportare un governo politico”, ha affermato negli scorsi giorni il candidato sindaco. “Ci saranno difficoltà, ma affronteremo tutto per trovare soluzioni e risolvere i problemi”. Inoltre, Borgomeo ha tenuto a precisare di essersi messo  “a disposizione per spirito di servizio, una promessa fatta a dicembre e che ho mantenuto perché nessun altro si è reso disponibile per correre alla carica di primo cittadino”.

Sebbene si tratti di una prima esperienza, Borgomeo appare tranquillo e si dice pronto ad accettare questa nuova sfida. Chi, invece, pare sottrarsi fin da subito è un altro dei candidati presenti nella lista, Paolo Molinari, il quale avrebbe dichiarato che la mafia in Trentino non c’è e che chi di dovere dovrebbe concentrarsi sulle regioni del Sud, dove la mafia esiste davvero. Un bell’inizio, insomma, per un candidato al consiglio comunale di un paesino privo di rappresentanti proprio per motivi mafiosi. Insomma, un pensiero che non aiuta, in vista delle elezioni di domani, anche se l’aspirante sindaco avrebbe già intenzione di prendere provvedimenti e rimuovere dalla lista lo stesso Molinari una volta concluse le elezioni.

Se ciò dovesse avvenire prima, infatti, la lista non raggiungerebbe il numero minimo di candidati e il tutto andrebbe in frantumi. Come se non bastasse, infine, a sostenere in maniera pubblica la lista stessa ci sarebbe Enzo Anesi, socio al 25% dell’impresa “Anesi s.r.l.”, oggi in liquidazione e di cui era amministratore unico Mario Giuseppe Nania, considerato dai pm di Trento uno dei bracci armati della locale di ‘ndrangheta (oltre a essere già imputato nel processo “Perfido”). Il timore che tutto questo possa risolversi in un nulla di fatto o, ancor peggio, in una messa in scena è alto. È alto, perché se la presenza della criminalità organizzata è stata accertata, non saranno certo delle elezioni a farla svanire tutto d’un tratto. Non sarà certo un fondamentale strumento della democrazia, quale è un’elezione, a vincere una battaglia così dura. Soprattutto se, proprio in concomitanza con la tornata elettorale, gente considerata vicina a certi ambienti non si limita a guardare, bensì si arroga persino il diritto di dire “Ci sono anch’io”. Tutto ciò non va bene. Gli abitanti di Lona Lases meritano una democrazia compiuta e trasparente.

Giovanni Dato -ilmegafono.org