La storia della Vos Thalassa ha dell’incredibile. Partiamo dall’inizio, da domenica 8 luglio. La nave, addetta alla sorveglianza di una piattaforma della Total, soccorre un barcone con 67 persone a bordo. Il giorno dopo, tutte le persone vengono trasferite sulla “Diciotti”, una imbarcazione militare della Guardia Costiera. Da qui si scatena il putiferio. Ad aizzare giustizialisti, manganellatori e “brave persone” è la notizia del presunto ammutinamento che i migranti avrebbero tentato. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, afferma che intende farli scendere solo se ammanettati.

Si palesa un nuovo caso, che viene presentato come quello di una banda di ingrati che morde la mano tesa ad aiutarli. Comincia la grancassa della propaganda dei berberi cattivi pronti a sgozzare il buon samaritano. Il ministro Toninelli twitta orgoglioso in difesa della Guardia Costiera che ha salvato l’equipaggio della Vos Thalassa, messo in pericolo da facinorosi.

Fino a quando il 12 luglio, Cristiano Vattuone, responsabile tecnico della società proprietaria dell’imbarcazione, smentiva tutto in una intervista. O meglio, parlava di situazione ingigantita e affermava che non vi era stato alcun pericolo per l’equipaggio se non, questo sì, una protesta da parte dei migranti che temevano di essere riconsegnati ai libici. Insomma, il solito tanto rumore per nulla.

La sensazione è che ormai, siccome non si parla d’altro, questa continua propaganda cominci a far saltare i nervi a troppe persone. Il fenomeno, così gestito, diventa emergenza drammatica (sulla pelle dei migranti) e alimenta solo propaganda e non la corretta gestione degli affari interni ed esteri. Così 67 persone, ancorché esauste, disidratate e disperate, hanno messo in scacco un Paese e impegnato diversi ministeri di una delle 8/9 nazioni più ricche al mondo. Se ci fosse stato Saladino avrebbe preso appunti. E magari avrebbe cercato la collaborazione dell’inquilino del Quirinale.

Il presidente della Repubblica, infatti, ha chiesto spiegazioni al presidente del Consiglio (che nel frattempo guardava nello zaino per paura di incrociare gli occhi del prof…). Alla fine, senza aspettare il parere positivo del ministro dell’Interno, il premier obbedisce e consente lo sbarco dei profughi, sbarco che qualche malato di strabismo politico considera a torto una invasione straniera sul suolo italico. A quali altri impieghi, più fruttuosi, avrebbe potuto dedicarsi la nave della Guardia Costiera in questi giorni, non è dato saperlo. Quello che conta, in questo Paese che affonda nella propaganda, è sbarrare le porte al grido di “mammaliturchi”. Mala tempora currunt.

Penna Bianca -ilmegafono.org