La sicurezza del Paese e dei suoi cittadini è da tempo uno dei temi principali di discussione, uno di quei temi particolarmente amati da quei politici che cercano di incrementare il proprio consenso, spesso sollecitando paure irrazionali. Che sia durante la campagna elettorale o durante la legislatura, ci sarà sempre chi griderà a gran voce la necessità urgente di mettere al riparo e al sicuro i cittadini o, meglio, i propri elettori. In Italia, negli ultimi anni, questo è troppo spesso coinciso con la questione degli immigrati, presentati artificiosamente come invasori, come barbari colonizzatori delle italiche lande e attentatori alla sicurezza pubblica nazionale. Stupri? Rapine? Omicidi? Nell’immaginario collettivo sollecitato dai signori della paura, sono tipici degli immigrati, anche quando i dati lo smentiscono nettamente.  In Italia, è sempre colpa degli altri: perché dicono che una volta, quando i migranti erano pochissimi, in Italia, potevi lasciare la porta aperta di notte e nessuno veniva a rubare la tua roba. Ve la ricordate, questa Italia così tranquilla e sicura, vero?

Al di là del sarcasmo, la sicurezza è comunque un argomento importante, perché permette ad una comunità di vivere in totale tranquillità, senza il pericolo di tumulti, caos, rischi. Di fatto è una di quelle garanzie che lo Stato, a tutti i livelli, dovrebbe garantire, al pari della giustizia e della libertà. Per questo motivo, quando la sicurezza di un Paese incontra gli slogan propagandastici e demagogici di una classe politica come quella nostrana, possono nascere i veri pericoli. Ed è quello  che sta accadendo mentre gli italiani vanno dietro agli slogan di qualche fenomeno da baraccone travestito/a da personaggio politico.

Secondo quanto riportato dall’ISTAT, sembra che gli omicidi causati da armi legalmente detenute all’interno delle abitazioni private abbiano superato di gran lunga quelli mafiosi o quelli a seguito di una rapina. La tabella, che prende in considerazione i dati estratti dai “delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria” e il numero di omicidi registrati dall’Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere), evidenzia uno scenario che può sorprendere, ma che in realtà testimonia e conferma una tendenza sempre crescente nel nostro Paese. Se da un lato è vero che la mafia è cambiata e tende a esporsi sempre meno sul piano militare e degli atti di violenza più evidenti, dall’altro fa pensare il fatto che, a fronte di migliaia di rapine che possono avvenire ogni anno, sono solo 12 i casi in cui queste si sono concluse nel peggiore dei modi.

Il resto degli omicidi compiuti con armi da fuoco avviene dentro le mura domestiche e, aggiungiamo noi, spesso a discapito delle donne. Cosa significa tutto ciò? L’Italia sta diventando un Paese “armaiolo” al pari degli USA? Magari non così tanto, ma di certo sta avvenendo qualcosa che richiederebbe senz’altro maggior attenzione. Quel che appare chiaro però è che, a fronte di uno scenario così preoccupante, tutto potrebbe servire tranne che inneggiare alla detenzione di armi o spingere il popolo ad armarsi per difendersi da un nemico che peraltro è immaginario, come fanno diversi partiti (vedi Lega e Fratelli d’Italia).

Secondo Giorgio Beretta, analista dell’Opal, “un allargamento delle maglie sulla detenzione di armi come quello favorito dalla legge sulla legittima difesa non è giustificato”. Inoltre, aggiunge, “mentre l’allargamento di tali maglie è inutile per prevenire irruzioni nelle abitazioni, non si considera l’effetto collaterale di pistole o fucili in questi altri casi”. Insomma, siamo di fronte ad un problema reale, un problema che andrebbe affrontato di petto e senza alcuna retorica di stampo propagandistico: se la sicurezza dei cittadini sta davvero a cuore al Parlamento, forse la legge sulla legittima difesa andrebbe rivista e certi slogan utilizzati in piazza o in TV evitati una volta per tutte.

Giovanni Dato -ilmegafono.org