Quando si parla di cibo, nell’immaginario comune, spesso brutto viene associato a non buono, ma tra i due termini in realtà non esiste alcuna correlazione. Eppure, a causa di questo falso legame ogni giorno viene scartata una grande quantità di frutta e verdura perché non rispecchia l’estetica. Si tratta di quei cibi che per forma e dimensione non rientrano negli standard richiesti dalla filiera alimentare. Per fronteggiare questo fenomeno la catena di supermercati bio NaturaSì e Legambiente hanno siglato un accordo che prevede la vendita, con una riduzione di prezzo fino al 50 per cento, dei prodotti “Cosìpernatura”, rigorosamente provenienti da filiera biologica o biodinamica certificata, ma semplicemente imperfetti alla vista. Dunque, cibi dal buon sapore, in quanto presentano le stesse proprietà nutritive di qualsiasi altro prodotto biodinamico e biologico, ma “diversi” all’occhio.

Per favorire la legge del bello, nel nostro Paese si perdono circa 36 chili di cibo a testa lungo tutta la catena di produzione, distribuzione e consumo. Uno spreco che vale circa l’1 per cento del Pil nazionale, con una perdita in denaro che oscilla tra i 12 e i 16 miliardi di euro l’anno. Inoltre, secondo la Fao, in Italia e nel resto d’Europa il 21 per cento dello spreco di frutta e verdura avviene direttamente nei campi.

“Lo spreco di cibo è uno dei problemi che affrontiamo da anni, attraverso un’azione costante della nostra rete territoriale impegnata a promuovere azioni concrete e a sensibilizzare i cittadini sugli stili di vita sostenibili anche nel consumo alimentare – queste le parole di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. In un periodo di emergenza socio-economica come quello che il Paese sta attraversando, l’iniziativa in collaborazione con NaturaSì va nella giusta direzione, perché valorizza ulteriormente l’offerta di prodotti bio, con un impatto positivo sull’ambiente e sulla salute di ciascuno di noi”.

Queste scelte contribuirebbero a dare maggiore impulso al Green Deal europeo e a combattere lo spreco alimentare, uno dei tanti fattori che contribuisce alle emissioni di gas e all’aumento del riscaldamento globale. Nella fase di prova, durata circa un mese, i risultati sono stati promettenti: i prodotti messi a disposizione nei negozi da NaturaSì sono arrivati a 795 tonnellate. Evitare lo scarto comporta diversi vantaggi sia per l’ambiente che per l’economia, poiché la standardizzazione implica un alzamento del prezzo al consumatore e la riduzione del reddito dell’agricoltore.

In questo modo i prodotti biologici diventano accessibili a una clientela più vasta e allo stesso tempo viene dato nuovamente spazio alle sementi non ibride e autoctone. Sarebbe un primo passo verso un cambio di direzione che finora ha sempre premiato l’omogeneità, emarginando quello che a prima vista sembrava non bello.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org