Le premesse per risollevare il Paese messo in ginocchio dall’epidemia da Coronavirus sembravano esserci. Il Recovery Plan appena approvato, infatti, prevede 222 miliardi di risorse per far ripartire l’Italia e ricostruire. Alla rivoluzione verde è stata destinata la parte più grande delle risorse (69 miliardi) da impiegare dunque per la realizzazione della non più rinviabile transizione ecologica. Tuttavia, c’è chi non considera il piano positivo dal punto di vista del green. Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ad esempio afferma che il passaggio dai 74 miliardi inizialmente previsti ai 69 miliardi finali penalizza la nostra Penisola. La nuova versione del Recovery Fund, dunque, per Coldiretti frena il cambiamento green in atto nel Paese, andando così in contrasto con l’obiettivo degli stessi fondi comunitari.

Secondo Coldiretti l’emergenza sanitaria ha messo in luce l’importanza del cibo e delle garanzie di qualità e sicurezza e questo avrebbe dovuto spingere a una inversione di rotta. L’Italia possiede ottime risorse ma deve attuare le giuste politiche per difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento così delicato nel quale non bisognerebbe andare in controtendenza con quelli che sono gli obiettivi fissati. Nello specifico, verranno assegnati: 6,30 miliardi per impresa verde ed economia circolare; 18,22 miliardi per transizione energetica e mobilità locale sostenibile; 29,35 miliardi per efficienza energetica e riqualificazione degli edifici; 15,03 miliardi per tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica.

“L’Italia – ha dichiarato Prandini a La Stampa – rischia così di essere l’unico Paese dell’Unione europea a non valorizzare nei progetti il proprio potenziale agricolo e alimentare che rappresenta una realtà di primato a livello europeo e internazionale”. Secondo i dati dell’associazione, il nostro Paese vanta l’agricoltura più green d’Europa. Si parla, infatti, di 311 specialità a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg e 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola. E non dimentichiamo la posizione rilevante nel biologico, con oltre 70mila aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale.

Inoltre, Prandini ricorda il ruolo essenziale che questa realtà ha ricoperto durante la pandemia, non facendo mai mancare l’approvvigionamento alimentare anche affrontando numerose difficoltà. La richiesta dunque è di non trascurare questo importante settore che ha dimostrato di essere forte durante questo periodo difficile. Al contrario si chiede di incentivare maggiormente la rivoluzione verde che potrà offrire nei prossimi dieci anni tantissimi posti di lavoro green. Vengono sottolineati anche i fatti che lo attestano: il boom del 14 per cento di nascite di nuove imprese agricole under 35 negli ultimi 5 anni. Penalizzare questo settore vuol dire perdere un’importante crescita del Paese sotto tanti punti di vista e venir meno anche agli obiettivi comunitari. Insomma Coldiretti non si ritiene soddisfatto da questo piano.

Ma non è la sola. Anche Greenpeace vuole vederci chiaro su come verranno utilizzati questi fondi, dato che, nel documento del 29 dicembre, è emerso che Eni era riuscita a far inserire progetti di confinamento geologico della CO2 a Ravenna e presunte bioraffinerie. Dunque, bisognerà capire quali progetti effettivamente saranno realizzati e saranno realmente green.

Redazione -ilmegafono.org