Molti di voi hanno sicuramente visto lunedì scorso la fiction Rai “Il nome della rosa”, tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco. Un cast stellare e un budget milionario hanno dato ottimi risultati (neanche lontanamente paragonabili, però, a quelli del celebre film con Sean Connery del 1986).

Personalmente, ciò che mi ha colpito di più è stata però l’abbazia benedettina in cui si svolge la maggior parte della storia: un’abbazia romanica fortificata, con chiesa e mastio ottagonale in cui era conservata la celebre biblioteca. Questa splendida ambientazione è stata totalmente realizzata a Cinecittà, negli studi cinematografici di Roma. Quindi non esiste! Questa è la magia in cui può cacciarti il cinema, spaziando da location reali a luoghi immaginari ma verosimili. “Il nome della rosa” ha riportato sotto gli occhi dei videoascoltatori un patrimonio medioevale ricco e un po’ bistrattato.

Tre le regioni dell’Italia centrale nelle quali si sono svolte le riprese di questa fiction: Lazio, Abruzzo e Umbria. Nei pressi di Roma le riprese sono state fatte nel Parco del Tuscolo, a Manziana, presso le torri della Sabina, al castello delle Rocchettine, fino al parco del Vulci. A Perugia, in Umbria, si è girato in città e nel borgo di Bevagna. In fine il cast si è spostato in Abruzzo dove le location scelte sono state: l’eremo del Santo Spirito a Roccamorice, le gole di Fara San Martino e il castello di Roccascalegna.

Quest’ultimo è uno splendido esempio di architettura difensiva medievale magistralmente arroccata su un alto e ripido sperone di roccia. Siamo nel comune di Roccascalegna, in provincia di Chieti. Il nucleo originale risale al XII secolo e deriva dalla trasformazione di una precedente torretta longobarda di avvistamento. In realtà, questo edificio fu maggiormente usato in epoca rinascimentale, quando fu ingrandito e arricchito di fortificazioni, fino al 1705 quando andò distrutto il ponte levatoio e l’edificio iniziò il suo lento declino.

Solo quando il castello fu ceduto al comune, nel 1985, fu messo un punto al disfacimento dell’antica architettura, i cui restauri furono conclusi a metà degli anni Novanta del secolo scorso. Oggi il castello è visitabile tutti i giorni sia la mattina che il pomeriggio al modico prezzo di 3 euro.

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Angelo De Grande -ilmegafono.org