Era il 1993 e un gruppo di amici decideva di mettersi a far musica. E non musica qualsiasi, visto che quei ragazzi, con la loro band, furono fra i primi esponenti italiani dello stoner. Parliamo degli Acajou che, molti anni dopo il loro esordio discografico, tornano con una line-up rinnovata dalla voce di Marco Tamburini e con un nuovo disco, intitolato “Under The Skin” e prodotto dall’etichetta (R)esisto. “Under The Skin” è un’esplosione di alternative rock crossover che sembra essersi immobilizzato negli anni Duemila, a migliaia di anni luce dal repertorio italiano e dal panorama indie nostrano.

Il sound è duro, grezzo a volte, diretto, pieno di sé e maturo e non dimostra un immobilismo sonoro o una spavalderia sopra le righe, come a dire: “Facciamo quello che ci pare e non c’interessa un tubo degli altri”. Anzi, si può avvertire con la massima certezza che gli Acajou tengono molto al loro sound, che è studiato nei minimi particolari per poter trovare una chiave personalissima ed una svolta artistica ad ogni traccia del disco. Rimane la linea ritmica dello stoner, ma trovano spazio sonorità più armoniche, d’atmosfera, funky e a tratti persino new wave.

Tra i brani che difficilmente vi scorderete troviamo Under the skin, traccia che da nome all’intero album, nella quale gli Acajou impostano la propria carta d’identità, donando all’ascoltatore un’esperienza alternative rock di tutto rispetto che non è facile poter ascoltare da qualsiasi altra proposta italiana del momento. Gli Acajou (che abbiamo ascoltato nell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra web radio) sembrano fermi nel tempo, nel loro tempo, e questo non ci dispiace affatto, perché la loro musica è gradevole e rappresenta degli ottimi spunti per band che magari non trovano ancora il coraggio di fare ciò che vogliono veramente, fossilizzandosi in “ciò che va”.

In poche parole, la band è tutta da scoprire e c’è poco da dire, che siate amanti del rock fatto in un certo modo o del pop più scansato poco importa: regalatevi una mezz’oretta per ascoltare tutto e lasciatevi andare. Spesso tornare indietro è il miglior modo per poter prendere la rincorsa e spiccare un salto memorabile. Questo è quello che auguriamo alla band. Buon lavoro!

Heisenberg -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Under The Skin”