Nasce a Roma “Diafanie. Materia e luce”, la prima stagione organica dedicata alla danza contemporanea. Realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita Spellbound, la stagione è iniziata il 10 gennaio e proseguirà fino al prossimo 17 maggio. Ad ospitarla saranno il Teatro Palladium e il Teatro Biblioteca Quarticciolo, dove prenderanno vita le creazioni più significative dei grandi e riconosciuti autori italiani come Virgilio Sieni, Abbondanza Bertoni, Roberto Castello, Michela Lucenti, Michele Di Stefano e Mauro Astolfi. A questi si aggiungono alcune “incursioni”, che condurranno alla scoperta dei nuovi protagonisti della danza contemporanea internazionale come Bassam Abou Diab (Libano), Masoumeh Jalalieh (Iran), Michael Getman (Israele) e Caroline Shaw con Vanessa Goodman (Canada), che presentano i loro lavori per la prima volta in Italia e a Roma.

Inoltre, vi saranno anche il debutto nazionale del nuovo spettacolo dello spagnolo Marcos Morau e il ritorno a Roma di “Un poyo rojo”, lo spettacolo “fenomeno” franco-argentino che dal 2008 ha conquistato tutto il mondo. Un cartellone intenso, per un totale di venti spettacoli, di cui cinque in prima romana e quattro in prima nazionale, più quattro focus autoriali, fra cui quello su Virgilio Sieni realizzato in collaborazione con Fondazione Musica per Roma, nell’ambito del festival Equilibrio, che si aggiunge a quelli su Compagnia Abbondanza Bertoni, Bassam Abou Diab e su Poyo Rojo, il collettivo che ha dato il titolo al celebre spettacolo. A completare il quadro, tre residenze artistiche e un film, oltre a una serie di incontri con gli autori prima e dopo la visione degli spettacoli.

“Diafanie. Materia e luce” è stata orchestrata e disegnata da Valentina Marini – già direttrice generale di Spellbound Contemporary Ballet e direttrice artistica del festival Fuori Programma – che cura l’intera programmazione di Orbita. Al centro di questa coesistenza di materia e luce, il corpo va in scena come materia attraversata da questioni geopolitiche, sociali, pulsioni desideranti e ribelli. Materia da cui traspaiono, dunque, pungoli del nostro presente. Fuori dal fanatismo delle prime assolute, la stagione Orbita miscela volutamente le scoperte della scena internazionale con la grande autorialità italiana, il nuovo e il consolidato.

Lo fa suggerendo “una serie di approfondimenti che – come afferma Valentina Marini – non siano soltanto di natura tecnico-estetica, ma anche in grado di aprirsi a discorsi sociali e culturali più ampi, dando spazio, ad esempio, a proposte provenienti dal bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente”. È il caso di Masoumeh Jalalieh, artista visiva e performer iraniana rifugiata in Europa, o delle sei donne messe in scena dall’israeliano Michael Getman per dare voce alle loro storie di confini religiosi, culturali e storici. Ma lo fa anche “rivendicando il diritto di riprogrammare titoli di successo e creazioni significative, con l’obiettivo di strutturare un repertorio di nuovi classici che il pubblico possa riconoscere, in un rinnovato patto di fiducia fra artisti, pubblico e programmatori”.

Orbita, come stagione e come centro di produzione, si configura così come una casa aperta dove costruire momenti condivisi aperti al pubblico, anche attraverso un programma di residenze artistiche e di incontri con gli autori, ma soprattutto un archivio mobile, un atlante di riflessioni che esplodono per mettere in luce i conflitti, le diversità, le complessità e tratteggiare una sorta di manifesto utopico sul corpo di domani. Tutto, tenendo insieme piacere estetico e necessità di approfondimento culturale e teorico. Per scoprire il calendario completo della stagione danza 2023 e per tutte le info su biglietti e abbonamenti clicca qui.

Redazione -ilmegafono.org